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San Andreas - La nostra recensione

Dwayne Johnson è l'eroe della porta accanto nel catastrofico di Brad Peyton che mette in scena la paura del Big One

29.05.2015 - Autore: Mattia Pasquini
Dagli X-men a Pacific Rim, fino ai vari Pianeta delle Scimmie e il più recente Godzilla, sono sempre più i film che scelgono di mostrarci la distruzione di San Francisco. Vuoi per le comodità produttive di girare in questa area, vuoi per la scenografia naturale della baia e la silhouette iconica del Golden Bridge, la città si presta perfettamente ad essere teatro di disastri. Eppure, dopo il San Andreas di Brad Peyton sarà difficile fare di meglio. O di peggio.

Il regista canadese può contare sul Dwayne 'the Rock' Johnson con cui aveva già lavorato in Viaggio nell'isola misteriosa - probabilmente il suo film principale fino ad oggi, ma soprattutto precedente molto utile visto il comune taglio 'survivor' - e poco altro, per lo meno a livello umano. La sceneggiatura e i personaggi di contorno non sono certo i pilastri su cui posa un disaster movie, tanto meno questo, ma i contrappunti del sismologo Paul Giamatti e le miserie del ricco Ioan Gruffudd non incidono particolarmente sul bilancio generale.



Inutile contare anche sul resto del gruppo nell'occhio del ciclone - Carla Gugino e Alexandra Daddario, con Hugo Johnstone-Burt - assolutamente schiacciato tra il cataclisma in corso e l'eroico papà impegnato a riunire e salvare la propria famiglia. In ogni caso elementi utili a spezzare il ritmo e spingere avanti la storia, evitando di farne un noioso succedersi di colpi di scena.



Che non mancano, ma sono gestiti in maniera coerente. E piacevole. Sin dall'inizio, con un interessante alternarsi di anticipazioni e pause a effetto, come nella sequenza della diga o nell'approfondimento del background familiare del Ray Gaines protagonista. Tutto molto classico, sicuramente, al pari della promessa (mantenuta, soprattutto nell'inevitabile e prevedibile finale) di momenti di estrema retorica, ma non ci lamentiamo. Soprattutto perché in molti prima di questo film hanno fallito proprio cercando di scardinare dinamiche usuali nei momenti o nei punti (intesi a livello narrativo) sbagliati.



Ben vengano, quindi, i salvataggi previsti, le fughe per il rotto della cuffia, i personaggi negativi a due dimensioni e i temi più cari al cinema statunitense: quello familiare in primis, ma senza trascurare quello della capacità di risollevarsi dalle proprie macerie (che fa ripensare ogni volta a una versione '9/11' dei lucertoloni post Hiroshima giapponese). La cosa più importante qui, in fondo, è lo spettacolo. E quello non manca.

[THE ROCK SFIDA IL BIG ONE NEL TRAILER DEL FILM]

E' vincente infatti la scelta di puntare sulla verticalità delle scene, con più di un diverso punto di vista aereo sul disastro, e di approfittare dello spazio offerto dalla geografia californiana, tanto nella dilatazione dovuta alle distanze tra le diverse zone di operazione quanto nello spingersi al largo, in acqua, con un paio di momenti decisamente riusciti, per quanto eccessivi. Le ricostruzioni digitali della cornice in cui ci si muove sono eccellenti e una tale ampiezza di panorama in qualche maniera 'deresponsabilizza' i personaggi assolvendoli dall'obbligo di creare il pathos necessario, come dicevamo. In fondo, in un film del genere cosa potrebbero raccontarci?


San Andreas, in sala dal 28 maggio 2015, è distribuito da Warner Bros.