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"Roberto Succo"

Il sesso e la violenza come fuga, il disagio di un mondo muto, a cui non rimane che pervertirsi per sentirsi vivo.

cannes

12.04.2007 - Autore: Alessandro La Rocca - Filmaker-s magazine
Nata da un fatto di cronaca nera verificatosi a Mestre al tramonto degli anni Ottanta, la storia di \"Roberto Succo\" era già stata adattata per il teatro dal drammaturgo Bernard-Marie Koltès poco prima di morire di AIDS. Il protagonista è un pluriomicida, assassino di padre e madre senza perché, e al tempo stesso tenero innamorato della candida Lea. E sballottato tra questi due estremi Roberto Succo trascinerà la sua angoscia esistenziale, come se una sola realtà, una sola vita, non bastasse. Come se il Bene e il Male (o il disagio e la gioia, lo scontento e la speranza) non potessero più trovare conciliazione in un mondo sempre più indifferente e schematizzante. Labile regista Kahn ha realizzato un\'opera asciutta ed efficace, fondendo il dramma di Koltès al libro di cronaca del giornalista Pascal Froment (anche autore della sceneggiatura) ed eliminando anche la più piccola concessione alla spettacolarità-per-la-spettacolarità. Ma la tragedia assume comunque dimensioni titaniche, anche grazie al volto e alle movenze dellattore non professionista Stefano Cassetti. Un film che lascerà un segno nella coscienza torpida dei consumatori di cultura, che trae dal contesto di cronaca cui attinge una vera e propria luce epocale. \"Roberto Succo\" è una storia estrema, ritratto del disagio di un mondo muto, cosparso dalle ceneri dei sogni perduti, a cui non rimane che pervertirsi per sentirsi vivo.
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