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Road to Dimenticatoio: Daredevil

In periodo di cinecomic estivi, rispolveriamo un titolo che nel 2003 usciva tra grandi promesse, poi tutte dolorosamente infrante: il "Daredevil" di Ben Affleck

Daredevil - Ben Affleck

04.05.2011 - Autore: Marco Triolo
Dalle nebbie dei tempi e della memoria arrivano le pellicole di “Road to Dimenticatoio”, la nostra rubrica incentrata su quei film che si preannunciavano come progetti interessanti, ma si sono poi rivelati talmente brutti che perfino la gente che li vede sull'aereo viene presa dalla voglia di uscire!

Arriva l'estate e con essa gli immancabili supereroi: dato che siamo in tema, questa settimana affrontiamo un cinecomic datato 2003, “Daredevil” di Mark Steven Johnson. Prima che uscisse, l'entusiasmo tra i fumettari era palpabile: nessuno aveva mai sentito parlare del regista, e non si poteva certo sospettare che in seguito avrebbe diretto anche una delle punte più basse della filmografia Marvel, quel “Ghost Rider” di cui la Fox si vergogna talmente tanto da averne commissionato un sequel che praticamente lo ignora.

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I fattori che portarono i fan a gridare al capolavoro ancora prima di poter posare gli occhi sulla pellicola furono, grosso modo: un cast piuttosto interessante, su tutti Michael Clarke Duncan che, a dispetto del colore della pelle, era ed è l'unico attore vivente a poter incarnare Kingpin; una serie di promesse fatte da Johnson, ed esempio che il suo sarebbe stato un film di supereroi radicalmente diverso, in cui i protagonisti si sarebbero fatti male per davvero; le prime foto di scena e il primo trailer, che azzeccavano il tono delle storie di Frank Miller, responsabile di aver reinventato il personaggio negli anni Ottanta; la consapevolezza che, nell'epoca di “X-Men” e “Spider-Man”, Hollywood avesse finalmente capito come fare un film tratto da fumetti.

Quando “Daredevil” uscì, però, ci si trovò davanti a qualcosa di completamente diverso e, soprattutto, Johnson si rivelò per lo scadente mestierante qual è. All'apparenza, Mark Steven era uno di noi, un nerd cresciuto leggendo “Rinascita” e “L'uomo senza paura, ma in realtà la sua comprensione del personaggio creato da Stan Lee e Bill Everett si limitava a una conoscenza enciclopedica degli autori avvicendatisi sulle pagine della serie, risultante in una serie di citazioni superficiali comprensibili solo da una ristretta cerchia di fan (il pugile chiamato John Romita, lo stupratore Quesada. Non avete capito? Appunto).

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A un esame più approfondito, insomma, Johnson aveva capito il personaggio quanto un dodicenne brufoloso che ha solo voglia di vendicarsi dei bulli che gli scippano i soldi della merenda: la filosofia, gli scopi e i valori di Devil/Matt Murdock sono totalmente fuori fuoco. Prendiamo le origini: nei fumetti, Matt rimane accecato dalle scorie radiottive dopo aver impedito a un passante di essere travolto dal camion che le trasporta. Quell'atto di eroismo lo definisce come un eroe già a monte, anche in assenza dei poteri. Nel film, l'incidente è al contrario tristemente banale. Da quel momento, inizia una sorta di versione dei poveracci de “Il corvo”: se negli albi Matt sviluppa un forte senso morale sin da ragazzino, aiutato anche dalla lettura della Bibbia, qui è rappresentato come un teppistello ansioso di vendicarsi, appunto, dei bulli che lo opprimevano. La sua fede è ridotta a una gag, e da supereroe Devil non esita ad ammazzare le sue vittime, cosa che non lo rende in alcun modo diverso dai cattivi che vorrebbe punire. Tornando alle storie a fumetti, è interessante vedere come non ci sia discrepanza tra il suo lavoro di avvocato e la sua seconda vita da vigilante: in entrambi i casi, Matt rispetta la legge e tenta di consegnare i lestofanti alla giustizia. Qui, invece, pare più un paranoide schizofrenico.

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Tra le cose belle del film, ci sono il già citato Michael Clarke Duncan, Jon Favreau (il futuro regista di “Iron Man”), azzeccatissimo nei panni di Foggy Nelson e Colin Farrell in quelli del sadico killer Bullseye. Per il resto, Ben Affleck è legnoso ma decente, mentre Jennifer Garner è a posto, anche se Elektra, da assassina feroce e gelida nel ciclo di Miller, diventa qui una sorta di eroina vendicativa ma in fondo buona. E la tanto sbandierata violenza si riduce a un paio di coreografie da “Matrix” in saldo. Esiste anche un Director's Cut, che reintegra una sottotrama incentrata sul Matt Murdock avvocato (con Coolio nei panni di un criminale), e tenta di mettere una pezza qua e là, ma con scarsi risultati. In conclusione: diffidate di Mark Steven Johnson. Il suo cuore sarà anche al posto giusto, ma tutto il resto è in quello sbagliato. 

Per saperne di più
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Il trailer di Daredevil