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Ritorno in Borgogna, recensione: diventare adulti nella campagna francese

Una storia corale riuscita per il regista de L’appartamento spagnolo

Ritorno in Borgogna

Ritorno in Borgogna

20.10.2017 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Un’azienda vinicola per diventare grandi, per riscoprire il bene della tradizione, per chiudere con il passato più controverso, ossia riconciliandosi o ribellandosi al volere dei padri e per prendersi nuove e diverse responsabilità rispetto al passato.

Cédric Klapisch dimostra ancora una volta - dopo il successo de L’appartamento spagnolo - di sapere bene come raccontare diversi coming-of-age, anche se i protagonisti non sono bambini né adolescenti, e di essere un regista in grado più di altri di fabbricare storie corali, intime, che fanno sempre sentire lo spettatore sulla soglia di osservazione di un mondo percepito come a portata di mano. Ritorno in Borgogna è quindi un film che non si distanzia da questi schemi ma li abbraccia con ironia e delicatezza, raccontando una storia dove ciascuno dei personaggi deve confrontarsi con l’autorevolezza di diverse figure, padri, fratelli maschi, suoceri e trovare alla fine una nuova identità che sia coerente solo con se stessa.

È vero tuttavia che immaginiamo il finale positivo fin dalle prime inquadrature, quando vediamo il primo dei tre fratelli Jean (Pio Marmaï) tornare a casa dopo dieci anni di assenza e spingere improvvisamente e con impeto un’attrezzatura dell’azienda vinicola aiutando la sorella di mezzo Juliette (Ana Girardot) e il fratello piccolo Jérémie (François Civil). Ma è anche vero che questa prevedibilità narrativa non si trasforma mai in noia. Anche lo spettatore cambia con il film. Così come i protagonisti accettano i tempi lunghi e fuori dal tempo della maturazione del vino e della natura, anche noi ci convinciamo che questo sia lo spazio giusto per vedere i personaggi maturare secondo un ritmo che non è frenetico ma lento e quasi pachidermico. 
 
Glielo concediamo perché Klapisch sa raccontare l’intimità di gruppo in maniera credibile e lo fa soffermandosi sui dettagli: i pasti in comune, gli spazi, la vita insieme e perché alla fine la commedia agrodolce ha al centro proprio il concetto di tempo. Il tempo necessario per crescere o per cambiare. Nel film le ore passano lente per permettere a un trio di personaggi di scegliere se ribellarsi alla tradizione oppure abbracciarla, se mandare a quel paese il padre-padrone oppure subirlo una volta di più, se essere precari affettivi in un mondo instabile o figure presenti e affidabili per i propri cari. Tutti aspetti resi intensi e delicati, mai eccessivamente drammatici, in questo film riuscito. 

Ritorno in Borgogna in uscita il 19 ottobre è distribuito da Officine Ubu.