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Ride - La libertà, anche di soffrire, al centro del film da regista di Valerio Mastandrea (Recensione)

Un sincero e toccante pamphlet sullo scontro tra individuo e società. Visto in anteprima al Torino Film Festival

29.11.2018 - Autore: Mattia Pasquini
Ridi e il mondo riderà con te, ci siamo sentiti ripetere spesso. Eppure non sempre è così. Non sempre l'espressione personale di una emozione o di un dolore, un approccio diverso dal consentito, viene accettato dal comune sentire. Come scopre sulla propria pelle la protagonista di Ride, il film di Valerio Mastandrea presentato in anteprima al Torino Film Festival. Carolina è vedova da pochi giorni per la morte in fabbrica di Mauro, suo marito, e soffre. Ma più per l'assenza delle emozioni che ci si aspetta da lei, di un pianto liberatorio magari, che per quella dell'amato, al quale continuano a legarla i ricordi più belli.



Un film da regista che segna l'esordio dell'attore romano (dopo un corto e un videoclip e dopo aver collaborato alla sceneggiatura di La profezia dell'Armadillo. senza contare il Non essere cattivo di Claudio Caligari) e che sembra rispecchiane lo stile e l'immagine alla quale siamo abituati. Un film senza fronzoli, apparentemente duro ma ricco di umanità e con una propria poesia, particolare e insieme capace di parlare di questioni universali, o quanto meno comuni a molti di noi: la 'gente', per molti versi gli 'ultimi' in una società che ora ci lascia soli ora ci soffoca, e della quale è bene stigmatizzare le derive.

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È un approccio sempre e comunque critico, a volerlo leggere, ma anche costruttivo, pronto ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte: per il regista, di non prendere le distanze da quel (anche suo) mondo, per 'Caro', di essere se stessa, semplicemente e consapevolmente. La colpa? L'incapacità di far condivisione del proprio dolore, di non permettere agli altri di riconoscervisi, per propria necessità, o di riconoscerlo, per poterne partecipare. Ma non in maniera sana, solidale, quanto egoistica ed egocentrica, al solito in questo mondo schiavo di social e media.



Anche il rapporto col dolore, d'altronde, è ormai "suggerito in maniera subdola e ricattatoria" sostiene Mastandrea, che qui e lì cede alla tentazione di osservare più il pubblico che i suoi personaggi, e forse indulge troppo su alcuni 'dettagli' (soprattutto nel conflitto tra padre e fratello del defunto, Renato Carpentieri e Stefano Dionisi). Ma senza togliere forza alle singole parti della sua costruzione, nella quale il piccolo Arturo Marchetti si rivela ottima controparte di una Chiara Martegiani più a suo agio e convincente di altre volte.

Ride, in sala dal 29 novembre, è distribuito da 01 Distribution.