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Recensione: The Journey, una commedia per la pace in Irlanda del Nord

Timothy Spall e Colm Meaney in un road movie che esplora il processo di pace nordirlandese

The Journey

07.09.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Nel Regno Unito sono grandi esperti di film sulla politica. Negli ultimi anni abbiamo visto opere come I due presidenti e The Queen, entrambi scritti da Peter Morgan e incentrati sul rapporto tra capi di stato all’apparenza distanti – Tony Blair e Bill Clinton nel primo, Tony Blair e la Regina nel secondo. The Journey, scritto da Colin Bateman e diretto da Nick Hamm (regista eclettico che ha nel curriculum la commedia Killing Bono e l’horror Godsend), entra in questa tradizione, ma lo fa senza l’esperienza di Peter Morgan alla scrittura e la cosa è evidente. Bateman tenta di imitare Morgan, ma eccede nella retorica laddove il collega sa invece muoversi con equilibrio in un terreno effettivamente minato.



The Journey racconta con l'arma del road movie un episodio in buona parte fittizio: durante i negoziati del 2006 per porre fine alla guerra civile in Irlanda del Nord, i leader degli opposti schieramenti, il pastore protestante Ian Paisley (Timothy Spall) e l’ex leader IRA Martin McGuinness (Colm Meaney), si ritrovano a viaggiare insieme sulla stessa auto e sono costretti così a confrontarsi, per arrivare a un punto di incontro e gettare le fondamenta di una pace duratura.

Hamm non ci prova neanche a far finta che la storia raccontata sia vera – anzi, il film si apre con la dicitura “Questa storia immagina cosa sia successo in quel viaggio” – e questo depone certamente a favore dell’opera, che così può permettersi di mettere in bocca ai due protagonisti frasi che sintetizzano il conflitto tra cattolici e protestanti in Irlanda del Nord in un modo che non sarebbe altrimenti credibile in una “vera storia vera”. L’alchimia tra Spall e Meaney, due attori abilissimi nell’infondere vita ai loro personaggi senza scadere nella macchietta e nell’imitazione, regge buona parte del film e permette a un certo sottostrato di humour di uscire fuori in maniera prepotente in più di una sequenza. Ad esempio è esilarante quando McGuinness tenta di coinvolgere Paisley in una conversazione sulla filmografia di Samuel L. Jackson.


Colm Meaney, Nick Hamm e Timothy Spall a Venezia.

Purtroppo la scrittura di Bateman infarcisce tutto il resto del film di retorica: il grande John Hurt, ad esempio, riesce a salvare la faccia nonostante i dialoghi che è costretto a pronunciare siano spesso risibili, dei puri e semplici “spiegoni” che paiono inseriti per facilitare la visione allo spettatore più disattento, ma che interrompono il flusso della narrazione e risultano totalmente superflui. La conversazione tra i due protagonisti (che avviene sul sedile posteriore di un’auto guidata da Freddie Highmore, insospettabile angelo custode del duo) inizialmente si salva, ma, a mano a mano che il viaggio procede, la retorica si insinua anche qui.
 
Il risultato è un film piacevole nella prima parte, ma la cui spinta si affievolisce col passare dei minuti fino a crollare in una certa noia. Il che, per una storia raccontata praticamente in tempo reale, è un problema non indifferente.

The Journey sarà distribuito in Italia da Officine Ubu.

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