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Piccola elegia burtoniana

Tim Burton è uno dei pochi, pochissimi autori contemporanei in grado di coniugare sempre gusto cinefilo, grande senso estetico del cinema, e soprattutto emozione personale.

Big Fish

27.02.2004 - Autore: Adriano Ercolani
Chi pensa di trovare in queste poche righe un'analisi lucida dell'opera di Tim Burton forse farebbe bene a non proseguire nella lettura dell'articolo. Non credo infatti di essere capace di scrivere di questo autore senza lasciar entrare nelle mie parole l'amore cinefilo che provo per lui; non sono mai riuscito a pensare a film come "Edward mani di forbice" (Edward scissorhands, 1990), "Batman (id., 1989), "Mars attacks!" (id., 1996) o "Il mistero di Sleeply Hollow" (Sleepy Hollow, 1999) e vederli soltanto come opere da analizzare, discutere, commentare. Il mio immaginario di ragazzo ad esempio, già sbocciato grazie a tanto cinema visto in precedenza, è davvero esploso quando in sala ho visto il "Joker" Nicholson ghignare contro l'oscuro uomo-pipistrello, oppure l'anno successivo, quando Edward/Johhny Depp ha creato la neve sotto cui far danzare libera la propria amata, Kim. Tim Burton è uno dei pochi, pochissimi autori contemporanei in grado di coniugare sempre gusto cinefilo, grande senso estetico del cinema, e soprattutto emozione personale; autore che ha calato la propria poetica all'interno di un genere cinematografico preciso come quello fantastico, Burton ha per questo subito l'ostracismo di una parte della critica americana, che spesso non gli ha perdonato una visione troppo "dark" inserita in contesti produttivi propri del "blockbuster", come ad esempio nel caso del secondo episodio della saga dell'oscuro supereroe, il bellissimo e sottovalutato "Batman, il ritorno" (Batman returns, 1992). Non sempre il voler inserire una visione personale e poetica del cinema con produzioni dal grande budget hanno garantito poi il successo commerciale dell'impresa; per far fronte a questo dilemma il regista ha scelto anche la via impervia di dirigere opere più commerciali ma di sicuro impatto al box-office: è il caso per esempio del controverso ma affascinante "Il pianeta delle scimmie", enorme successo di pubblico ma feroce stroncatura da parte della critica, che troppo facilmente lo ha paragonato all'originale del 1969. Spesso nel voler portare avanti le proprie idee Burton ha preferito adoperare attori che alla fine sono diventate vere e proprie icone del suo cinema: oltre all'istrione Nicholson, che ha dato il meglio di sé nell'impersonare il perfido Joker e poi nel doppio ruolo in "Mars Attacks!", ricordiamo anche Michael Keaton, che ha indossato i panni di Batman nei due episodi diretti da Burton e prima ancora era stato lo scanzonato ed esilarante "Beetlejuice" (id., 1988) nel primo film che ha imposto il cineasta al pubblico internazionale. Quando però parliamo di attori legati a Tim Burton, ovviamente il pensiero non può non correre a Johhny Depp, alter-ego del regista nel suo capolavoro-cult generazionale "Edawrd mani di forbice" e poi fedele e preciso compagno in "Ed Wood" (id., 2004), "Il mistero di Sllepy Hollow" e nel prossimo "Charlie and the chocolat factory" (2005), nuova annunciata fatica di questo geniale cineasta. Dopo l'ultima perla del regista con "Big fish", attendiamo trepidanti questa nuova collaborazione.