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Personal Shopper, la recensione da Cannes del nuovo film di Assayas con Kristen Stewart

La ghost story del regista francese è il primo film fischiato del festival di Cannes

Personal Shopper

17.05.2016 - Autore: Pierpaolo Festa da Cannes (Nexta)
Kristen Stewart continua a mostrare la sua voglia (e la sua intelligenza) di alternare prodotti commerciali a pellicole autoriali. Peccato che dopo un'ora e quarantacinque minuti questo Personal Shopper venga sepolto dai fischi della platea di Cannes, dove il film è stato presentato in Concorso.

L'attrice torna a lavorare con il regista Olivier Assayas dopo Sils Maria e questa volta non esce mai dall'inquadratura, protagonista assoluta di un horror dell'anima in cui la ritroviamo a Parigi alle prese con il suo lavoro di assistente e consulente di immagine di una star, per la quale decide quali abiti acquistare. Un modo per guadagnarsi da vivere nella Ville, la città dove il fratello gemello le è morto tre mesi prima stroncato dagli effetti di una malformazione cardiaca, la stessa da cui lei è affetta.



Scopriamo che i due erano medium e che si sono fatti una promessa: il primo che fosse morto avrebbe contattato l'altro dall'aldilà. Il film racconta l'attesa di questo contatto con la protagonista pronta a immergersi nel buio pur di parlare con il fratello. La morte la circonda sia da altre dimensioni sia in quella terrena, con la figura di uno stalker che segue tutti i suoi movimenti.

Affascinante a livello visivo, il film di Assayas scommette sulla Stewart in uno dei suoi (pochi) ruoli davvero convincenti: l'attrice è perfettamente in parte. La seguiamo e vogliamo saperne di più sul suo mistero. Tutto funziona finché la storia non finisce per impelagarsi nella sua ragnatela emotiva. Sono belle le sequenze in cui vediamo ectoplasmi interagire con la protagonista, ma a un certo punto il regista perde l'equilibrio, quasi non gli importasse più della sceneggiatura, preferendo invece concentrarsi sulla protagonista, depressa in mezzo ai morti ma in grado di sbocciare come un fiore nel momento in cui segue i suoi desideri proibiti.



La perdita, la paura della morte che può colpire in qualsiasi momento, anche in gioventù, il voler abbandonare la propria persona per vestire i panni di un'altra. Sono questi i temi che Assayas affronta ma che alla fine rimangono in superficie, perché al regista interessa soprattutto puntare la macchina da presa sulla sua protagonista. Quando però deve chiudere i conti con questa storia, è troppo tardi per riprenderne il controllo. E improvvisamente la parentesi paranormale diventa involontariamente risibile.


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