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Parigi a piedi nudi è un inno al buon umore - La recensione

Una commedia a tratti surreale che fa il verso al cinema di Wes Anderson. Adesso in sala

18.05.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
L’amore colpisce ancora nella città dei romantici per eccellenza. Parigi viene descritta come una capitale da favola nel nuovo film della coppia francese composta da Fiona Gordon e Dominique Abel. I colori sono accesi e l’atmosfera è leggera, in una commedia a tratti surreale, che fa il verso al cinema di Wes Anderson. I protagonisti di Parigi a piedi nudi sono strambi, e potrebbero essere usciti da I Tenenbaum e Il treno per Darjeeling. Al centro della storia non c’è una società nevrotica, spesso tanto cara ad Anderson, ma la famiglia. 

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Una nipote attraversa il globo pur di soccorrere la zia anziana, e poi trovare l’uomo della sua vita. In fondo è un’anima persa, relegata in un paesino tra i ghiacci dove sventola la bandiera canadese. Anche il suo principe azzurro è strambo quanto basta, un senzatetto con le movenze di uno moderno Charlot. Saltella vicino alla Senna, dorme al chiaro di luna, corteggia le ragazze come un malinconico Buster Keaton novant’anni dopo Il cameraman. E talvolta abbozza qualche passo di danza. Lei ha gli occhialoni spessi e l’animo della ragazza di provincia. Attraverso i suoi occhi, il pubblico riscopre la capacità di stupirsi davanti alle bellezze del mondo. E forse impara anche a non prendersi troppo sul serio, mentre la funambolica donzella in difficoltà ne combina di tutte le tinte. In una delle sequenze più divertenti del film, Fiona (la nostra eroina) finisce nel fiume per farsi scattare una fotografia, ma non si scompone. Nuota, si asciuga e riprende il suo viaggio.
 
Parigi a piedi nudi è un inno al buon umore, a una comicità più vicina a Tati che ai loro connazionali Olivier Nakache ed Eric Toledano. Il film è fatto di gag esilaranti, in perfetto equilibrio tra lo slapstick e una certa forma di poesia, come nell’inseguimento sulla Torre Eiffel o il ballo nel cimitero. Alcune volte si avvicina anche al teatro. Il palcoscenico sono i boulevard, i ponti che richiamano una New York europea agli occhi di una signora anziana. La zia mattacchiona e sempre in fuga è Emmanuelle Riva, alla sua ultima apparizione sul grande schermo. La diva di Hiroshima mon amour, dopo aver lavorato con registi del calibro di Pontecorvo, Melville, Bellocchio, Kieslowski e Haneke, non ha paura di mettersi in discussione, di interpretare una vecchietta un po’ svampita alla ricerca di una nuova giovinezza. Sfugge alla polizia, perché non vuole finire in un ospizio, e la nipote non riesce a ricongiungersi con lei. Si inseguono, senza mai incontrarsi, in una sorta di Aspettando Godot a lieto fine.



L’atmosfera è onirica, e gioca sugli equivoci, sugli appuntamenti casuali, con il Canada nel cuore e un turbinio di personaggi eccentrici. L’unica possibilità è di lasciarsi accompagnare in questo universo parallelo, dove i sentimenti vincono e il denaro sembra non interessare a nessuno. Piacevole.    
 
Parigi a piedi nudi è distribuito nei cinema da Academy Two.
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