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Onward – Oltre la magia, il valore dell’avventura e della fratellanza nel primo Pixar fantasy

La ventiduesima fatica di casa Pixar è davvero “oltre la magia”: c’è psicanalisi, elaborazione del passato e senso dell’esperienza. In una parola: progresso

Onward - Oltre la magia

05.03.2020 - Autore: Francesco Milo Cordeschi
A tre anni da Coco, torna un nuovo copione originale targato Pixar Animation Studios: un teen movie, dallo sfondo fantasy suburbano, con protagonisti due fratelli. Il loro sarà un viaggio rocambolesco alla ricerca di un incantesimo, grazie al quale potrebbero rivedere il padre perduto. Una storia di formazione fuori da ogni tempo e dimensione. Una sapiente dialettica tra vecchio e nuovo, che ci ricorda il valore dell’avventura e come, in essa, possiamo riscoprire noi stessi.



La storia e il “dietro le quinte”

Già nel suo precedente Monster University del 2013 il regista Dan Scanlon raccontava in un coming-of-age la crescita e la maturazione individuale. Il film, prequel dell’acclamato Monster & Co., ripercorreva l’approdo delle matricole James e Mike nella Facoltà dello Spavento, alle prese con le tortuosità dell’ambito collegiale e le dure convivenze da confraternita. Da allora ci sono voluti ben sei anni perché l’autore, cresciuto come storyboarder Disney, ancor prima che la major inglobasse la Pixar, potesse finalmente affinare un soggetto di proprio pugno. In effetti Onward – Oltre la magia è molto più vicino a noi di quanto ci si possa aspettare.

L’ambientazione vuole infatti un mondo a metà strada tra il fiabesco, l’immaginifico, e il reale, dove unicorni, troll, spiritelli e creature leggendarie coesistono in una metropoli convulsa e schizoide, all’insegna dell’innovazione tecnologica. La magia che un tempo adornava quello stesso mondo non trova più posto, sembra anzi relegata a leggende e a fantasticherie. Spetterà ai due fratelli elfi Lightfoot ritrovarla: al goffo neo-sedicenne Ian e all’estroso Barley, un “fan-boy” inguaribile di mitologie fantasy e giochi di ruolo ammiccanti a D&D. Entrambi uniti dalla tragica scomparsa del padre prima che potesse vederli crescere. Grazie a un bizzarro artefatto magico, lasciatogli in dono, Ian scoprirà un incantesimo con cui farlo ritornare in vita per 24 ore. Sfortunatamente l’impresa funziona “a metà”, facendone apparire soltanto le gambe e costringendo i due a un’avvincente epopea per abbracciare in tempo il genitore.

Una storia che affonda le proprie radici nell’intimità stessa di Scanlon. Già al D23 di Burbank del 2017, quando presentò per la prima volta il progetto, il regista condivideva col pubblico parte della sua storia: dal padre scomparso quando aveva un anno e suo fratello tre, fino alla registrazione audio, lasciatagli in eredità da un parente, con sopra impressi dei piccoli frammenti della sua voce. Un semplice "Ciao", ripetuto più volte, bastò ad accendere un sogno destinato a protrarsi nel tempo senza mai affievolirsi.



Oltre la magia

Come per molti dei lungometraggi Pixar, anche in questo caso c'è una forte attenzione alla famiglia, ai rapporti genitoriali, alle implicazioni psico-affettive e alle relazioni intra-generazionali. Con Onward – Oltre la magia però si esplora l’inesplorato: non tanto nel tema della paternità, come si potrebbe dedurre a una lettura superficiale, quanto piuttosto nel suo lascito e nella sua elaborazione. Aspetto quest’ultimo che va a tradursi in una mirabolante storia di fraternità, tassello mancante del variegato repertorio Pixar. Sull’onda di una sgangherata parabola cavalleresca, Ian e Barley faranno i conti col passato, con quel lido remoto e incolto che il resto del mondo ha invece voluto dimenticare, attorniandosi di smartphone, sovrastrutture e facili distrazioni. Convenzioni abbinate a strumenti di consumo ordinario che, a dispetto del loro potenziale, hanno deteriorato lo spirito avventuriero, la curiosità nel conoscere e nel conoscersi. Due fratelli, due uomini, che navigano controcorrente a un flusso che ha smarrito il senso dell’esperienza, indispensabile per cogliere anche le novità del presente. Sembra per ironia riecheggiare lo storico esergo di Marco Aurelio: "Se non sai da dove vieni, non sai dove vai, ma non sai neanche dove sei".



Il nerd come “oracolo”

È d’obbligo a tal proposito citare uno dei principali elementi di rottura della pellicola. Se la tendenza generale della Pixar è stata quella di ridisegnare la maschilità, donandole una nuova linfa, scevra da cliché e vecchi modelli normativi (si veda il Mr. Incredibile “mammo” de Gli incredibili 2), qui vi è uno slancio ulteriore: non soltanto verso le apparenti fragilità e insicurezze di Ian, ma soprattutto verso le stravaganze e il furore energico del fratello Barley. Un “nerd” non più emarginato, outsider e tanto meno fanatico narcisista, bensì un “oracolo”: uno strano ponte tra civiltà, che tramanda con leggerezza e lungimirante disincanto le allegorie di storie dimenticate, senza sentirsi escluso, rinnegare la realtà, il mondo fenomenologico, la scienza e il progresso (in una scena cruciale Barley, vedendosi in totale assenza di magia, deciderà a sorpresa di ricorrere alla fisica). Presupposti che siglano l’ennesima riuscita del marchio Pixar, con una delle sue operazioni più dirompenti che accorcia le distanze tra piccoli e adulti.

Onward – Oltre la magia è distribuito in Italia dalla Walt Disney Pictures e sarà in sala dal 16 aprile 2020