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Omicidio in Paradiso

Omicidio in Paradiso

omicidio in paradiso

13.12.2001 - Autore: Terry Marocco
  Jojo palle-mosce e Lulù l\'ubriacona vivono in Paradiso. Un paradiso, il nome della loro fattoria nella campagna francese, che racchiude l\'inferno di una vita coniugale.   Jean Becker, il regista de I ragazzi del Marais e Jacques Villeret, il protagonista de La cena dei Cretini, tornano a lavorare insieme, affiancati dalla splendidamente orribile Josiane Balasko (Lulù) in un remake del capolavoro di Sacha Guitry Ho ucciso mia moglie (1951) dove il protagonista era il grande Michel Simon. Una storia semplice sulle miserie e i rancori della convivenza.   Moglie e marito non si sopportano più, e passano la vita a scambiarsi veleni. Jojo, non a caso palle-mosce, sembra avere la peggio. Lulù, in gambaletti color carne e ciabatte d\'ordinanza, prepara al consorte zuppe alla pipì, trapana i secchi con i quali raccoglie il latte delle sue adorate caprette e, crudeltà estrema, brucia il suo bene più prezioso: la collezione di francobolli.   La vittima, compatita dal piccolo borgo di campagna, diventerà carnefice grazie ad un marchingegno di sottile furbizia contadina. Dopo aver visto in televisione un avvocato che non perde mai una causa, si reca nel suo studio e gli racconta di aver ucciso la moglie. La scena è esilarante: l\'avvocato, il francessisimo André Dussolier, senza rendersene conto spiega al contadino come eseguire un delitto ed evitare la forca.   Tornato a casa, Jojo esegue, battendo sul tempo Lulù che a sua volta voleva eliminarlo con il tradizionale veleno per topi. In aula riuscirà a guadagnarsi il minimo della pena raccontando la sua vita di miserie (trovatello, combattente in Algeria per un giorno) e facendo crescere la simpatia del giudice, anche lui collezionista di francobolli.   L\'omicida diventa eroe del paese che, grazie a lui, è reso celebre dalle cronache. Ma in questo finale consolatorio il film un po\' si perde, distaccandosi dal feroce pessimismo della versione di Guitry. I due protagonisti, entrambi straordinari, si muovono nei confini della commedia, divertendo, ma senza voler suscitare fantasmi esistenziali. E\' la rivisitazione di un caso mezzo secolo dopo: non c\'è più la graffiante metafora sociale né il cinismo di Michel Simon. E\' un mondo contadino, tutto sommato più simpatico, dove anche il delitto può sembrare naturale. Il personaggio più riuscito, tuttavia, è quello nero e malvagio: Lulù, implacabile contro un marito innamorato solo delle sue capre. Lulù gemente di piacere sotto le mani di un aitante fisioterapista nero. Grottesca rappresentazione di tanti sentimenti che circolano nelle convivenze vere.