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"Occidente"

"Occidente", un nuovo tentativo italiano

Occidente

14.04.2003 - Autore: Stefano Finesi
Malvina è di origine rumena e ha lasciato il suo paese dopo aver partecipato attivamente alla rivoluzione contro il regime comunista di Ceausescu: ora fa la cameriera in un curioso pub in stile country di Aviano, cittadina del Friuli che ospita unimportante base militare statunitense. Casualmente incontra un giorno Alberto, professore di inglese in un istituto alberghiero: lui se ne innamora subito e, non avendo il coraggio di avvicinarla, inizia a pedinarla giorno e notte. Luomo viene così a scoprire che Malvina, senza motivi apparenti, si offre agli sconosciuti come se fosse una prostituta ma senza chiedere nulla in cambio. Il suo è un disperato tentativo di colmare la propria terribile solitudine. Non serve a scuoterla dal proprio torpore il corso da infermiera con cui spera un giorno di entrare a lavorare nella base, né sembra darle speranza laffetto dei familiari che sente spesso per telefono: la tragedia definitiva scoppia con la scoperta di essere incinta. Malvina ha capito che Alberto la segue e anche lei vorrebbe riuscire a stabilire un contatto, ma tra loro sembra esistere un muro di incomunicabilità. Sopraffatta dalla disperazione, Malvina decide di togliersi la vita...   Il commento Sulla carta un felice impegno produttivo indipendente (come spesso succede con Arcopinto); sullo schermo un corto/mediometraggio mancato. Spieghiamo: lidea centrale del film è interessante, ma rimane comunque troppo esile per sostenere il peso dellintera narrazione. Malvina viene dallest e si ritrova in una città come Aviano, dove si realizza il paradosso per cui uno stesso italiano si sente in terra straniera, vista la fitta colonizzazione americana; Aviano è lavamposto delloccidente da dove si è combattuta la guerra contro la Serbia, è un luogo dove si potrebbe realizzare un sereno melting pot ma che invece genera tensioni, alienazione, estraneità. Tra i due protagonisti cè un muro invalicabile, almeno fino alla scena finale, e il loro dramma esemplifica le difficoltà di incontro tra due civiltà che non riescono più a rimettere insieme una propria identità. Tale spunto narrativo, sicuramente originale, riesce solo ad alimentare una trafila di muti pedinamenti a lungo andare persino ridicoli, tanto più che, allo script ridotto, si affianca un budget altrettanto ridotto e che fornisce poco intrattenimento di contorno. Altra nota stonata la scelta della protagonista, Agnieszka Czekanska (già diretta dal regista né Gli occhi stanchi), semplicemente perché invece di essere rumena è polacca: i suoi discorsi politici con lamica compatriota si svolgono paradossalmente in italiano e, per un film che ha il coraggio di iniziare con un estratto di un documentario sulla Romania dell89, non può non sembrare un vistoso passo falso.   In sintesi Tentativo interessante e sicuramente inusuale allinterno del cinema italiano. Peccato per una stanchezza narrativa che ne fiacca la portata e la capacità di imprimere un messaggio non banale.   Il giudizio Bersaglio sincero ma mancato     Per conoscere il finale clicca su segue