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North Country

Niki Caro allestisce un'opera di grande raffinatezza stilistica, che non vuole essere reportage realistico su un caso di molestie sessuali, ma un melodramma che arrivi al più vasto pubblico possibile

Class Action

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
North Country, Usa, 2005. Regia di Niki Caro;
con Charlie Theron, Frances McDormand, Woody Harrelson, Sean Bean, Sissy Spacek, Richard Jenkins

Come era prevedibile e doveroso, la nomination all’Oscar è andata alle due attrici principali di questo film, la protagonista Charlize Theron e la “prima spalla” Frances McDormand. Sul merito di queste due attrici – soprattutto su quello della seconda – nulla da obiettare.

Se mai l’Academy Award avesse però scelto, una volta tanto, di assegnare una candidatura “collettiva” all’intero cast, davvero non ci sarebbe stato nulla da obiettare. Raramente al cinema capita di vedere un gruppo di attori che riesce a dare il meglio delle proprie capacità interpretative nello steso prodotto. Dall’intensa Sissy Spacek a due straordinari caratteristi come Sean Bean ed in particolare Richard Jenkins, passando per il sobrio e pacato Woody Harrelson, sono tutti da accomunare in un commosso applauso. Molto merito per queste folgoranti interpretazioni va attribuito anche alla sceneggiatura di Michael Seitzman, che ha tratteggiato tutti i personaggi alla perfezione, lavorando di estrema finezza nell’equilibrio e della compostezza di quelli di secondo piano.

Ma “North Country” non è soltanto un film di grandi attori. Niki Caro allestisce un’opera di grande raffinatezza stilistica, che non vuole essere reportage realistico su un caso di molestie sessuali, ma un melodramma che arrivi al più vasto pubblico possibile; per ottenere questo effetto adopera le armi specifiche del buon cinema: prima di tutto una regia intensa e partecipe, che alterna forte presa sui volti dei protagonisti ad una dolente raffigurazione dell’ambientazione – i deprimenti paesaggi delle miniere del Minnesota -. Ad aiutarla a rendere “North Country” un bellissimo film partecipano anche le musiche dell’emergente Gustavo Santaolalla, la fotografia del sempre grande Chris Menges, e soprattutto il notevole montaggio di David Coulson, che adopera il ritmo e le ellissi temporali con tagliente sapienza.

Detto delle preziose qualità del film, dobbiamo però specificare che non si tratta di una pellicola completamente riuscita: se la prima parte infatti è un meccanismo perfetto di concentrazione e lucidità narrativa, lo scioglimento della vicenda però cala leggermente di intensità, ed in alcune parti lo script  non riesce ad evitare il pericolo della retorica. Invece di continuare a suggerire con precisione gli eventi, forse per esigenza di maggior chiarezza possibile si inizia a raccontarli, scivolando nel già visto.

Raramente ad un film si può accostare l’aggettivo di necessario. Pur essendo realizzato come un lungometraggio “mainstream”, il film della Caro è una testimonianza lucida ed insieme appassionata di un episodio che non può non arrivare al cuore ed alla mente dello spettatore. Elegante ed intenso, “North Country” è prima di tutto un veicolo di idee e sacrosante rivendicazioni. Il fatto che sia anche un gran bel film dovrebbe quasi passare in secondo piano.



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