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"Nella terra di nessuno"
"Nella terra di nessuno"

12.06.2001 - Autore: Beatrice Rutiloni
NELLA TERRA DI NESSUNO\" di Gianfranco Giagni con Ben Gazzara , Maya Sansa , Massimo Bellinzoni . Esce venerdi 8 distribuito da Sharada.
La trama
Primi anni 80. Sequestro Moro, terrorismo, Brigate Rosse. Anche se il riferimento non è esplicito, la storia non inganna. Un onorevole viene rapito e muore per un infarto nelle mani dei sequestratori, dopo aver rilasciato pesanti dichiarazioni su uomini politici e imprenditori molto noti. La cassetta è nascosta in un deposito oggetti. Di cui Talieri, uno dei capi terroristi, ha la chiave. Catturato e trasferito presso il carcere di massima sicurezza di Cancelli ( alias Pianosa), viene assegnato in cella con Federico Giordani, detenuto politico. Il difensore di quest\'ultimo, l\'avvocato Scalzi, viene coinvolto nella vicenda della cassetta, essendo l\'unico uomo che può aiutare la verità a uscire e Talieri a non essere ucciso. La situazione in carcere infatti, è pesante per il terrorista, che non sembra sentire il pericolo quanto Giordani. Sul motoscafo che porta dal continente all\'isola carceraria, Scalzi viene assaltato da Katia Castagna, sorella di un detenuto, considerato il killer del carcere. C\'è aria di tragedia. Di ostacoli. Qualcosa deve succedere. Il colloquio di Scalzi con il suo difeso viene rimandato con delle scuse da parte del direttore del carcere, Cavraglia, un diabolico untuoso. Alla fine l\'avvocato riesce a parlare con il ragazzo che gli racconta della cassetta. Proprio in quel momento un detenuto \"innocuo\", Linneo, viene ucciso durante l\'ora d\'aria. Ma sarà solo un diversivo, il vero delitto si compierà durante la rivolta preorganizzata con la complicità di Cavraglia allo scopo di uccidere il brigatista Talieri. Katia si era accorta della premeditazione per un particolare, i rinforzi militari erano stati chiamati molto prima che scoppiasse la rivolta in carcere, come se fosse un semplice modo per pareggiare i conti, tant\'è che viene ucciso anche suo fratello, Benito. Tornato in città, Scalzi trova la casa sottosopra e, subito dopo passa a ritirare la cassetta, sui cui sono incisi dei cartoni animati.
Il giudizio
Un thriller vero e onirico, che non stabilisce confini tra la galera ( terra dei nessuno e per questo di tutti) e la libertà, narrando uno dei tanti misteri italiani rimasto tale.
Il commento
Strana coincidenza di titolo con il \"No man\'s land\", in concorso al festival di Cannes. \"Nella terra di nessuno\" è il primo lungometraggio di Gianfranco Giagni, specializzato nelle regie di noir televisivi, da \"Valentina\" con Demetra Hampton a \"Giallo e Nero\" a \"Fait divers\", nel quale ha avuto come interpreti veri rapinatori, prostitute e avvocati di mafia nel ruolo di se stessi, metodo che ha usato anche per questo thriller claustrofobico, ambientato nell\'ormai in disuso carcere di Pianosa \"il più speciale degli speciali\", come lo definisce il direttore Cavraglia, dove ha soggiornato, fino all\'estate del 1988, il gotha della mafia. Nello stesso cortile dove è stata girata la scena dell\'omicidio di Linneo , passeggiava per due ore al giorno Michele Greco, detto il Papa, e l\'ambulatorio riporta ancora lo schedario con i nomi di Totò Riina e Nitto Santapaola. Durante le riprese del film, il carcere era popolato da quattro detenuti e sette agenti di polizia penitenziaria, che il regista ha utilizzato come autisti ,falegnami, elettricisti e perfino generici, \"del resto, chi poteva muoversi meglio in un cortile per l\'ora d\'aria se non un vero detenuto?\" commenta il regista. In effetti il film è del tutto credibile, dalle movenze degli attori, alle dinamiche enigmistiche e vocabolarie nelle rese dei conti all\'interno di un carcere, utilizza termini veri come \"fare la bicicletta\", cioè fare la pelle a un detenuto, e rende bene la bestialità dell\'individuo aberrato dalla prigionia, come Benito Castagna, decorato da un bellissimo tatuaggio che parte dal mento e s\'infila nella camicia come un serpente, che tocca e bacia la sorella come se fosse la sua donna, tanto donna lo è e in galera nessuno ci va tanto per il sottile su queste cose.
Tratto da un romanzo di una decina d\'anni fa \"Tre giorni nella vita dell\'avvocato Scalzi\" di Nino Filastrò, il film gode della presenza di Ben Gazzara ( ma la parte doveva essere di Gian Maria Volontè , venuto a mancare prima dell\'inizio delle riprese), una interpretazione ben calibrata, senza sbavature o eccessi di bravura, per l\'attore culto della cinematografia indipendente, lo abbiamo visto in \"Happiness\" di Todd Solondz, \"Big Lebowski\" dei fratelli Coen e \"Buffalo 66\" di Vincent Gallo. Accanto a lui una Maya Sansa, sanguigna e un po sopra le righe, già conosciuta in parti analoghe ne \"La Balia\" di Marco Bellocchio e \"Lupo mannaro\" di Tibaldi.
Intenso e convincente è invece Massimo Bellinzoni. Qualche nota surreale (l\'autoritratto alle spalle del direttore del carcere che mostra la sua vera natura diabolica, e fa un po mega direttore fantozziano, i deliri dei carcerati in bianco e nero e l\'assurdità stessa di una prigionia che si estende anche ai civili che non riescono a tornare sulla terraferma) fa del film un intreccio interessante tra realtà storica e finzione deduttiva, al ritmo complesso (non ci viene spiegato niente) e trascinante del thriller.