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Mystic river

Una delle migliori opere di Clint Eastwood. Con un cast straordinario. Un film sull'innocenza perduta, in cui le figure si stagliano sul mondo che li circonda come "fantasmi", o meglio ombre di quello che sono stati o avrebbero potuto essere.

Mystic River

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2003; di Clint Eastwood; con Sean Penn, Kevin Bacon, Tim Robbins, Lawrence Fishburne.   In un panorama cinematografico in cui i più grandi autori americani contemporanei re-interpretano il cinema classico in chiave post-moderna vedi Tim Burton, i fratelli Coen o Paul Thomas Anderson, tanto per citarne i più acclamati Clint Eastwood continua a proporre la sua personalissima visione estetica e poetica, che si dirigono in un senso per molti versi opposto: ultimo grande regista di un tempo ormai passato, l'autore di "Gli Spietati" (Unforgiven, 1992) riesce a scavalcare ogni discorso o corrente proprio attraverso la classicità più coerente, che attraversa l'estetica odierna per farsi cinema assoluto, fuori da ogni tempo e luogo. Sotto questo punto di vista (anzi, sotto tutti i punti di vista) "Mystic river" è il suo miglior film, e probabilmente il miglior film americano da anni a questa parte. Come nelle migliori opere di Eastwood, anche questa sua ultima fatica è un film sull'innocenza perduta, in cui le figure si stagliano sul mondo che li circonda come "fantasmi", o meglio ombre di quello che sono stati o avrebbero potuto essere: pensiamo ad esempio a tutti i personaggi dei suoi western crepuscolari, oppure alla straordinaria scena finale de "I ponti di Madison County" (The bridges of Madison County, 1995), in cui proprio l'attore/autore riprende sé stesso come un essere confuso ed indistinto sotto la pioggia battente. Opera corale imperniata sul tema dell'ineluttabilità del caso, padrone spietato dei destini umani, "Mystic river" possiede la fluidità narrativa e la potenza drammatica di una vera e propria tragedia, e questo soprattutto grazie ad una regia di un rigore e di una linearità inaudite. Come nelle sue prove più riuscite, western compresi, Eastwood riesce a coniugare alla perfezione una fluidità narrativa ed una poetica visiva precisissima, non tralasciando di fornire agli attori ampio spazio per offrire grandi interpretazioni. Ed in questo film tutti gli interpreti, anche quelli che recitano in parti secondarie, sono grandissimi. Sean Penn è come al solito doloroso ed intenso, e Tim Robbins riesce da par suo a rendere credibile un personaggio molto complesso. Questa volta però il migliore sulla scena ci è sembrato Kevin Bacon, stringato e tagliente, caratterista di gran carisma ma troppo spesso sottovalutato. Clamorosamente ignorato all'ultimo festival di Cannes, "Mystic river" è invece un capolavoro di efficacia assoluta, compatto e vibrante sia nella storia (grande anche la sceneggiatura di Brian Helgeland) che nella messa in scena. Disperato, funereo, a tratti assolutamente pessimista, il film non concede alcuna pietà sia ai personaggi che allo spettatore, e per questo si fa ancora più prezioso. Ancora una volta l'ultimo vero cineasta "classico", proveniente direttamente da un periodo ormai scomparso di fare cinema, ci ha conquistato in pieno
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