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Mortdecai – La nostra recensione

Johnny Depp raschia il fondo del barile del manierismo nella piatta action-comedy di David Koepp

Mortdecai

20.02.2015 - Autore: Marco Triolo
Vedere Mortdecai equivale a comprendere una verità innegabile: se c'è qualcuno da incolpare per la piega mediocre che ha preso la carriera di Johnny Depp negli ultimi anni, quello è Johnny Depp. La sicurezza delle entrate ingenti in cambio di un paio di faccette buffe e caratterizzazioni sopra le righe ormai in stock ha definitivamente trasformato un ex attore di enorme talento ed ex divo nella parodia manierista di se stesso. Mortdecai è l'ultimo chiodo in una bara che Depp sta costruendosi ormai da una decina d'anni.



Pur nella sua piattezza, Mortdecai non è il peggior film mai fatto. C'è ben di peggio. Il film di David Koepp, sceneggiatore di punta di Hollywood che ha già diretto Depp in Secret Window, è un vuoto esercizio di stile sul tema “action-comedy” con un immaginario sospeso tra Indiana Jones (la scena iniziale rifà smaccatamente Il tempio maledetto), James Bond e La pantera rosa, che vorrebbe essere un omaggio finemente intellettuale a quel tipo di cinema ma finisce per far sorridere solo quando cala le brache nelle gag più scatologiche (in particolare quelle legate al vomito). Ma ha i suoi momenti, isolati sprazzi di humour dettato da un cast che sicuramente ha bravura e tempi comici da vendere. Parliamo di gente come Ewan McGregor, Gwyneth Paltrow (meno algida del solito), ma soprattutto della sorpresa Paul Bettany, nei panni dell'assistente/guardia del corpo di Mortdecai. Non che la bravura di Bettany sia una sorpresa, lo è se mai la sua irresistibile carica umoristica, la faccia seria con cui attraversa indenne sparatorie e inseguimenti portandosi a letto con nonchalance una sfilza di donne bellissime. Bettany è davvero la cosa migliore del film e il motore di tutte le gag più riuscite. E poi c'è Depp.



Depp è bravo, questo non si discute. In un paio di momenti riesce a far intravvedere le sue qualità migliori, ma poi le affoga tra mille amenità. Sembra quasi che ormai quel suo stile affettato e isterico sia parte dei contratti che firma, per quanto è incapace di lasciarselo alle spalle. Mortdecai è allo stesso tempo la summa di tutto questo e il punto di non ritorno, in cui anche la sua poca verve residua lascia il passo al piattume, in cui la bilancia si sporge definitivamente sul lato della noia. Morale della favola: lo abbiamo visto talmente tante volte in questo stesso, identico ruolo che siano stufi, e Mortdecai ce lo prova una volta per tutte.



Il resto scorre senza particolari guizzi o sorprese, senza una vera direzione stilistica che non siano le panoramiche aeree in computer graphic con cui Koepp passa da una scena all'altra, da una capitale europea alla successiva. Il regista gioca un po' a fare il Wes Anderson, confezionando un mondo leggermente sopra le righe, colorato e pop. Ma non va mai fino in fondo e il risultato non è né carne né pesce. La sensazione, all'uscita dalla sala, è di aver visto uno sketch del Saturday Night Live, di quelli del genere “Come dirigerebbe un film d'azione Wes Anderson”, allungato fino a un'ora e quaranta. Un po' poco, anzi un po' troppo.

Mortdecai è distribuito in Italia da Adler Entertainment.