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Metallica: Through the Never – La nostra recensione

I Quattro Cavalieri al loro meglio in un film-concerto 3D ambizioso e coinvolgente

Metallica: Through the Never - James Hetfield

31.10.2013 - Autore: Marco Triolo
L'atmosfera è elettrica quando Dane DeHaan si affaccia sull'arena vuota che, rapidamente, si popola, mentre nell'aria galleggiano le note de L'estasi dell'oro, il brano di Ennio Morricone (da Il buono, il brutto, il cattivo) che apre da sempre i concerti dei Metallica. Poi il riff di Creeping Death irrompe come una scarica di mitra in pieno volto e ci ritroviamo scaraventati contro i sedili del cinema dalla potenza che i Quattro Cavalieri sono ancora in grado di evocare, dopo trent'anni di carriera.



Quella dei Metallica è una storia altalenante, ricca di enormi successi e clamorosi voltafaccia, in cui i vertiginosi aumenti di vendite sono andati a braccetto con la rabbia dei fan di vecchia data, che spesso si sono sentiti traditi dai cambi di direzione della loro band preferita. Poi, la crisi: il cantante e chitarrista James Hetfield viene sopraffatto dall'alcolismo, il bassista Jason Newsted lascia. La band pare allo sbando, ma nel 2003 si riaffaccia con un album, St. Anger, che pur non riuscito cerca almeno di riportare in vita il sound più aggressivo delle origini. I Metallica tornano in sella, si auto-psicanalizzano nel documentario Some Kind of Monster, sfornano un vero e proprio ritorno al thrash metal, Death Magnetic, e ripuliscono la propria immagine quasi del tutto.

Arrivati al 2013, a trent'anni esatti dall'uscita del loro debutto, Kill 'em All, Hetfield e soci ritentano la strada del cinema, ma stavolta con un progetto ben diverso e molto ambizioso: un film-concerto come non se ne sono mai visti, girato in 3D e narrato in parallelo a un racconto di finzione. Dane DeHaan viene scelto come protagonista, un roadie chiamato Trip (nomen omen), incaricato di recuperare una valigetta il cui contenuto "servirà alla band dopo il concerto". Trip si ritrova così nel bel mezzo di un riot, rischia la vita, recupera l'oggetto e ne rimane sconvolto...



Through the Never (titolo che deriva da un brano del Black Album, tuttavia non in scaletta) non perde tempo a costruire le premesse della storia: parte subito con la musica e non ci molla più per un'ora e mezza. Il plot, in realtà, non ha molto senso, ma la cosa è più che giustificata (attraverso un espediente anche troppo facile). Quello che conta è la forza delle immagini sposate alla forza della musica: siamo di fronte, insomma, a un immenso videoclip, ma uno visivamente molto complesso e affascinante.

Mentre DeHaan affronta i Guerrieri della notte, i Metallica inanellano una serie di classici enormi: For Whom the Bell Tolls, Ride the Lightning, One, Master of Puppets, Enter Sandman. E poi Hit the Lights, a chiudere il concerto con un omaggio alle origini ("Sembra di stare nel nostro garage", afferma Hetfield). Il 3D è di quelli migliori, con il risultato che pare di essere nell'arena insieme al pubblico, e solo l'imbarazzo derivante dalle convenzioni sociali ci impedisce di cantare a squarciagola e dimenarci insieme a loro nella sala.



Ma è nel plot di finzione che Through the Never arriva a sfiorare una riflessione non da poco: Trip, un fan della band che dunque è cresciuto con l'immaginario violento e oscuro che spesso il metal si porta appresso, scopre cosa sia la vera violenza nel mezzo dei riot, e ne rimane scioccato. Il corto circuito meta arriva quando ci si rende conto che anche quella stessa violenza è violenza rappresentata in un film-concerto metal.

Non sappiamo se si tratti di una riflessione voluta e consapevole, o piuttosto di un fortunato incidente: certo è che se vi aspettate un comune film-concerto, meglio se noleggiate l'ultimo DVD di Robbie Williams.