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MERCY - SENZA PIETA'

MERCY - SENZA PIETA'

MERCY - SENZA PIETA', vhs

19.04.2001 - Autore: Fabrizio Marchetti
PROFILO CRITICO Discontinuo, approssimativo, confusionario. Al suo terzo lavoro dopo \"Doppio inganno\" e \"Cattive compagnie\", il figlio d\'arte Damian Harris si rende nuovamente promotore di un film scarno a livello di contenuti e decisamente poco convincente. Tra la scontatezza dei dialoghi, la superficiale caratterizzazione dei personaggi e l\'evidente banalità della trattazione narrativa, Mercy scorre via come un pessimo e ridondante b-movie, una sorta di mal orchestrato copiaticcio di pellicole venate da un ben più ragguardevole sensazionalismo perverso. Si pensi anzitutto al fascino proibito del \"Bound\" dei fratelli Wachowski, un noir lesbico che ben altra impressione ha suscitato negli amanti della cinematografia vouyeristica a cui indebitamente Harris si è rivolto. Non solo. Sul piano delle atmosfere (\"erotiche\" più per richiamo commerciale che per spirito autoriale), Mercy ricalca passivamente, senza alcun intento revisionista gli ambienti e le situazioni di \"Basic Istinct\" e di \"Jade\". Ma, ovviamente, dell\'efficiente manierismo tecnico di Friedkin e Verhoeven nemmeno l\'ombra. Come dire, meglio degli stacchi brutali ed illogici che fanno pensare ad un montaggio artificioso e sconclusionato piuttosto che un\'accurata politica di tagli e cesure, volta a correggere e ridimensionare l\'unità strutturale della pellicola stessa. È una questione di scelte e di talento prima ancora che di gusto estetico cinematografico. Un gusto che l\'autore di Mercy sembra aver completamente dimenticato ammettendo che ce l\'abbia mai avuto.
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