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Mary Poppins, ecco cinque motivi per rivedere il classico Disney del 1964

Il 20 dicembre torna al cinema la tata più famosa di sempre. Prepariamoci recuperando l'originale e il suo spirito immortale

Andrews

13.12.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
1964: la Disney realizza uno dei suoi più grandi successi di sempre. La tata che viene dal cielo, vola con un ombrello, trasforma ogni desiderio in realtà. È la storia di Mary Poppins, un classico che dopo cinquant’anni non perde la sua forza. Tratto dai romanzi di Pamela Lyndon Travers, la mitica “governante” torna nelle sale il 20 dicembre con Il ritorno di Mary Poppins, distribuito dalla Disney.  Ecco cinque motivi per rivedere l’originale, ed essere pronti a questa nuova avventura.

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1) La famiglia Banks 
L’Inghilterra upper class degli anni Sessanta. Prima della Swinging London e dei fermenti del Sessantotto. Il padre è intransigente, severo, pieno di sé. La madre ha lo spirito di una suffragetta: cerca di essere una brava moglie, ma al tempo stesso difende i diritti delle donne. Uno spirito progressista nella società borghese dell’epoca. I bambini vorrebbero qualche attenzione in più, quindi fanno le pesti. È il ritratto di una famiglia inquieta, che deve riscoprire la gioia di volersi bene. Un tema perfetto per il Natale che si avvicina.

2) Julie Andrews
Viso angelico, voce melodiosa, carattere rigido, dolcezza. La sua Mary Poppins è eterna, fin dalle prime sequenze, quando si sistema i capelli seduta su una nuvola. Questo è il primo film interpretato dall’attrice, che diventa subito star. Tutti insieme appassionatamente era ancora di là da venire, come le “trasgressioni” di Victor Victoria. Dopo Mary Poppins, per lei arrivò il successo. Recitò addirittura per Hitchcock ne Il sipario strappato. Oggi Emily Blunt raccoglie la sua eredità, preparandosi a rivisitare un immaginario forse immortale.

3) Ballare il tip tap con i pinguini
La finzione che incontra il cartone animato. Diciassette minuti in cui i protagonisti si calano in un mondo fatato, pieno di colori. Gli animali parlano, i cavalli delle giostre corrono, nasce la magia. A spopolare sono i pinguini camerieri (forse hanno ispirato i colleghi di Madagascar?), che si lanciano in un virtuoso tip tap con Dick Van Dycke. Tributo a Fred Astaire e Ginger Rogers, impianto surreale in stile Un americano a Parigi. Ha fatto sognare più di una generazione.

4) Londra
La capitale inglese qui non ricalca la realtà, nasce dalla fantasia. Le forme dei suoi edifici sono sfumate, il tratto è appena abbozzato. La Banca d’Inghilterra domina il panorama, ma la visuale migliore è dai tetti. Il rosso dei tramonti, i camini polverosi, la fuliggine sul volto degli spazzacamini, il verde del parco, il grigiore delle strade, il sole che si spegne all’orizzonte. Poi le ombre dei lavoratori che si riflettono sulla città, i docks che si alternano alla city. Scenografia indimenticabile.



5) La camminata notturna del Signor Banks
Splendido esempio di sintesi cinematografica. Questa sequenza da sola vale un film intero. Banks è stato convocato urgentemente per le nove di sera. In giro non c’è nessuno. Ogni passo si trasforma in un percorso interiore, attraversa le fasi della vita di ognuno. L’abbandono della casa rappresenta il distacco dal ventre materno. L’entrata nel parco è l’inizio dell’infanzia, poi la perdita dell’innocenza, l’ansia, le insicurezze, le responsabilità (l’arrivo nel cuore di Londra). L’idea di essere un grande uomo, che però si infrange contro l’enorme edificio della banca: una scalinata infinita, la consapevolezza di quanto siamo “piccoli” nonostante le nostre ambizioni. E infine l’arrivo alla riunione, gli antichi valori che tornano a galla, la necessità di una rinascita.