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Marie Antoinette

Coraggioso e molto personale, "Marie Antoinette" conferma a livello puramente cinematografico il talento d'autrice di Sofia Coppola, cineasta capace di rischiare anche l'ostracismo della critica pur di continuare a proporre la sua poetica

Marie-Antoinette

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
 

Avendo evidentemente ereditato dal padre la propensione ad esercitare la più completa libertà stilistica, a prescindere da calligrafismi storici, la Coppola mescola stili, contaminazioni musicali di epoche diverse, costruendo un puzzle magnetico che ha nella scrittura puramente filmica la sua arma più importante e convincente. La messa in scena ha infatti il grande pregio di seguire coerentemente lo sviluppo interiore della sua eroina: trattenuta, coincisa, quasi raggelata nella prima parte  - la migliore - , quando Marie Antoinette non riesce ad ambientarsi negli usi e costumi di una nobiltà talmente contraddittoria; barocca nell’esposizione dello sperpero e del fasto; triste, quasi funerea alla fine, nel periodo della decadenza. Grazie anche alla straordinaria fotografia di Lance Acord, che in molti momenti sembra aver filmato adoperando solo la bellezza della luce naturale, il film possiede un’eleganza sorprendente, intessuta su un’idea molto semplice ma limpida di regia. Il film che può essere preso come referente primario per l’estetica dell’opera della Coppola è, facendo le debite distinzioni riguardo stile e idea di cinema, proprio quel “Barry Lyndon” (id., 1975) di Stanley Kubrick che rappresenta uno dei massimi esempi di opera in costume.

   

Coraggioso e molto personale, “Marie Antoinette” conferma a livello puramente cinematografico il talento d’autrice di Sofia Coppola, cineasta capace di rischiare anche l’ostracismo della critica pur di continuare a proporre la sua poetica. Quando sarà capace di coniugare con maggiore equilibrio atmosfere a lei congeniali e trame maggiormente sviluppate, ci troveremo sicuramente di fronte a grandi momenti di cinema.