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Lo streaming del weekend - Beasts of No Nation, i bambini soldato secondo il regista di True Detective

Il film di Cary Fukunaga è disponibile su Netflix fin dall'arrivo della piattaforma in Italia

Elba

28.09.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Cary Fukunaga incarna lo spirito dello spettacolo, dell’entertainment alla portata del pubblico. La sua opera prima Sin Nombre è arrivata da noi direttamente in home video, ma già all’epoca si percepiva la sua attenzione per la color correction. Nei suoi film i colori splendono, e i divi brillano, come in Jane Eyre, con la coppia Fassbender/Wasikowska immersi nella campagna inglese. Il punto più alto della carriera di Fukunaga è stata la serie True Detective, dove l’azione arrivava attraverso i dialoghi, e l’apparente calma della provincia americana era il preludio della tempesta. Due poliziotti, una serie di omicidi, e i tormenti del passato che diventavano protagonisti. Anche oggi in Maniac (disponibile su Netflix) tutto nasce dalla malattia mentale, dalla ricerca di una cura, in un racconto sospeso tra Terry Gilliam e Philip K. Dick.

Chi è quindi Fukunaga? Alcuni potrebbero definirlo il maestro dell’intrattenimento in chiave pop, come dimostra il suo Beasts of No Nation (film di apertura nel 2015 alla Mostra del Cinema di Venezia, tratto dal romanzo di Uzodinma Iweala). Già le prime sequenze sono una dichiarazione d’intenti. Un gruppo di bambini africani gioca con una televisione rotta, utilizza i contorni dello schermo per offrire uno show ai passanti.

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Il piccolo schermo è una liberazione, un modo per uscire da una realtà misera e disperata. È l’opposto di Secondo amore di Douglas Sirk, dove i figli regalavano alla madre una tv per imprigionarla, non per farle seguire il cuore (lei era innamorata di un giardiniere, ma la società non poteva accettarlo). I detrattori diranno che Fukunaga inganna, esalta ogni gesto e lo infarcisce di retorica. Ma il regista è sincero fin dall’inizio in Beasts of No Nation: punta sul divertimento che fa riflettere, su uno stile giovane e frizzante che cerca anche di far aprire gli occhi.

Siamo in Africa, in un luogo non ben definito, e la realtà è quella dei bambini soldato. Dalla pace si passa alla guerra, da un quotidiano spensierato si precipita nella violenza. Il racconto si sviluppa per opposti: dal sorriso allo stupro, dall’innocenza alle mutilazioni. Sprazzi di selvaggia follia si alternano alla quiete. La fanciullezza muore sotto i colpi di un fucile d’assalto, il battesimo del sangue avviene spaccando teste con un machete.



E poi c’è il “colonnello Kurtz” in stile Apocalypse Now, il “Commandant” interpretato da Idris Elba che guida il suo esercito di disperati. Occhiali da sole, spirito da guerriero, abile parlantina, punto di riferimento per le sue piccole reclute. Lui è la chiave, l’anima di Beast of No Nation. A tratti affascina, ma poi respinge. Infervora, spegne l’eccitazione. Guida alla battaglia, ma la vita dei suoi uomini non gli interessa. Eroe e demone, salvatore e animale, padre e pedofilo.

Tante sfumature di una tragedia in mezzo alla giungla, in un luogo sospeso nello spazio e nel tempo. Ieri e oggi si confondono, gli anni passano alla velocità di una giornata. Ore, minuti, secondi: traumi che il tempo non può cancellare. L’exploitation, il cinema politico, le tante sfaccettature di Fukunaga, che non a caso sarà dietro la macchina da presa per il prossimo 007. Beast of No Nation è disponibile su Netflix.