In TV le vicende di Genny Savastano & co. sono continuate dopo la drammatica uscita di scena di Ciro di Marzio, ma era difficile abbandonare un personaggio tanto forte e prescindere dalle possibilità che offriva. Ecco dunque una sorta di 'anello mancante' che i fan divoreranno e che magari invoglierà qualcuno a recuperare il fenomeno Gomorra. L'Immortale, debutto alla regia di Marco D'Amore che torna anche come protagonista, è il film che annuncia e anticipa la quinta stagione della serie.
Si parte da quel colpo di pistola, dall'inevitabile collegamento con la timeline televisiva, ma lo sviluppo successivo si distacca tanto rapidamente quanto nettamente da quelle radici. E per quanto l'operazione sia nata per tenere vivo l'interesse degli spettatori meno fidelizzati, diventa l'occasione per esplorare nuove possibilità. Non doveva essere un doppio episodio della serie, ma se l'avventura lettone del criminale di Scampia rischia di non esser facilmente identificata come 'altro', la parte relativa alla sua infanzia è qualcosa di più di una 'Origin Story'.
La spettacolare scena iniziale del terremoto dell'Irpinia del 1980 riporta alla mente una ferita nazionale che molti forse non avvertiranno, e insieme ci regala uno dei diversi esempi dell'impegno profuso a livello tecnico in questo 'Stand-alone' oltre che mostrarci le basi della leggenda dell'Immortale. E del suo dolore. Della sua forzata insensibilità, della freddezza spietata mista a fatalismo che ne han fatto quasi un antieroe, per molti. In questo senso si torna a giocare su quel tono epico che tante critiche si era attirate, ma "senza fare apologia", come si affrettano a puntualizzare i produttori, desiderosi di realizzare una narrativa "potente, senza essere complice".
Probabilmente la speranza di spingere alla riflessione il pubblico resterà tale, ma l'approfondimento su questo boss senza corona svela riflessi che arricchiscono ulteriormente la sua figura. "Un uomo solo che non desidera più niente", un uomo che non conosce il perdono, nemmeno di sé, e non riconosce obbedienza alcun padrone, se non per il rispetto che si sono meritati… e del quale finalmente scopriamo l'iniziazione.
Un capitolo a parte, una vicenda avvincente, con qualche incertezza e debolezza. Ma soprattutto una tessera di un mosaico che da domani sarà più facile capire, inquadrando meglio personaggi come Don Aniello o il Bruno tanto fondamentale nell'infanzia del protagonista. Comune - cronologicamente - a quella di D'Amore e rappresentata sullo schermo con il sorprendente Giuseppe Aiello, ma soprattutto espressione di una Napoli che cercava di sopravvivere affidandosi a un contrabbando avventuroso prima di cedere alla deriva violenta e sanguinaria connaturata al narcotraffico successivo.
L'immortale, in sala dal 5 dicembre 2019, è distribuito da Vision Distribution.
Si parte da quel colpo di pistola, dall'inevitabile collegamento con la timeline televisiva, ma lo sviluppo successivo si distacca tanto rapidamente quanto nettamente da quelle radici. E per quanto l'operazione sia nata per tenere vivo l'interesse degli spettatori meno fidelizzati, diventa l'occasione per esplorare nuove possibilità. Non doveva essere un doppio episodio della serie, ma se l'avventura lettone del criminale di Scampia rischia di non esser facilmente identificata come 'altro', la parte relativa alla sua infanzia è qualcosa di più di una 'Origin Story'.
La spettacolare scena iniziale del terremoto dell'Irpinia del 1980 riporta alla mente una ferita nazionale che molti forse non avvertiranno, e insieme ci regala uno dei diversi esempi dell'impegno profuso a livello tecnico in questo 'Stand-alone' oltre che mostrarci le basi della leggenda dell'Immortale. E del suo dolore. Della sua forzata insensibilità, della freddezza spietata mista a fatalismo che ne han fatto quasi un antieroe, per molti. In questo senso si torna a giocare su quel tono epico che tante critiche si era attirate, ma "senza fare apologia", come si affrettano a puntualizzare i produttori, desiderosi di realizzare una narrativa "potente, senza essere complice".
Probabilmente la speranza di spingere alla riflessione il pubblico resterà tale, ma l'approfondimento su questo boss senza corona svela riflessi che arricchiscono ulteriormente la sua figura. "Un uomo solo che non desidera più niente", un uomo che non conosce il perdono, nemmeno di sé, e non riconosce obbedienza alcun padrone, se non per il rispetto che si sono meritati… e del quale finalmente scopriamo l'iniziazione.
Un capitolo a parte, una vicenda avvincente, con qualche incertezza e debolezza. Ma soprattutto una tessera di un mosaico che da domani sarà più facile capire, inquadrando meglio personaggi come Don Aniello o il Bruno tanto fondamentale nell'infanzia del protagonista. Comune - cronologicamente - a quella di D'Amore e rappresentata sullo schermo con il sorprendente Giuseppe Aiello, ma soprattutto espressione di una Napoli che cercava di sopravvivere affidandosi a un contrabbando avventuroso prima di cedere alla deriva violenta e sanguinaria connaturata al narcotraffico successivo.
L'immortale, in sala dal 5 dicembre 2019, è distribuito da Vision Distribution.