Tom Dobbs (Robin Williams)
è il conduttore di un popolare talk-show satirico ed irriverente che prende in
giro i politici ed i loro modi da “esperti della comunicazione”. Stanco di
farsi portavoce dei bisogni concreti di una nazione che cerca una politica del
fare e non dell’apparire, decide di candidarsi alla presidenza dell’America: e
quando i risultati delle urne “virtuali” decretano la sua vittoria sembra
proprio che il paese abbia scelto di premiare il coraggio di un uomo che ama
chiamare le cose con il proprio nome. Peccato però che il suffragio universale
sia stato alterato da un errore del sistema di voto computerizzato (ipotesi non
proprio fantascientifica, se si pensa proprio ai brogli elettorali che hanno
gettato un’ombra sull’elezione dello stesso Bush) e che a saperlo siano
soltanto i diretti interessati. Che fare a questo punto? Lasciare all’America
la propria “illusione di democrazia” oppure infrangere il sogno e costringerla
a ripensare il proprio rapporto distorto con la politica?
In un mondo sempre più dominato dai media e che
fatica a riconoscere l’attività politica come un obbligo concreto di un
rappresentate verso i propri elettori, dove lo spazio del confronto è sempre
più quello delle piazze mediatiche e dove la politica sono costretti a farla i
comici, “L’uomo dell’anno”affronta alcune delle tematiche più attuali del
panorama internazionale. Come la mancanza di contenuti dell’attività politica,
il suo abdicare ai propri imperativi più concreti in nome dell’apparire e la
sua incapacità di parlare al pubblico lasciando che a farlo sia chi di mestiere
fa altro. Una materia trattata in modo brillante grazie ad una sceneggiatura
leggera che fa della trovata comica il suo punto di forza e delle qualità del
cast la garanzia di un racconto ben
confezionato e tutto sommato godibile. Buona anche la scelta di usare una regia
di stile documentaristico che se poco concede all’originalità, ha comunque il
merito di focalizzare in modo onesto l’attenzione sul racconto più che sul modo
di raccontare. Perfettamente a proprio agio nel ruolo dell’istrionico
“Presidente designato” il navigato Robin Williams e delizioso, come al solito, Christopher
Walken nei panni del suo manager-mentore (così simpaticamente lontano dallo
stereotipo del trendy stressato affogato di lavoro, da risultare senza dubbio
il personaggio più amabile della storia).
Un film, insomma, divertente ed onesto che, ben lungi dal fornire
risposte, ha il pregio comunque di sottolineare una volta di più le
incongruenze di un mondo guidato dalle regole dell’apparire.
NOTIZIE
L'illusione della democrazia
Un software per il voto elettronico non proprio perfetto e il prossimo Presidente degli Stati Uniti potrebbe essere il comico più popolare della televisione americana. I confini sempre più incerti tra politica e intrattenimento nel film in uscita nelle sale "L'uomo dell'anno"
01.06.2007 - Autore: Stefania Seghetti