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Libero, la recensione del documentario sui migranti diretto da Michel Toesca

La storia di Cédric Herrou, agricoltore della Val Roia che rivendica l'importanza di essere umani 

Toesca

03.02.2019 - Autore: Gian Luca Pisacane
Che cos’è la pantail? “È ciò che stiamo facendo ora, è arte concreta, non ovvia. Non è pittura, non è una pagliacciata. È l’arte della vita, l’arte di tutti i giorni”, spiega il protagonista Cédric Herrou, agricoltore, essere umano. Nella sua abitazione della Val Roia (a sud della Francia), ospita decine di migranti che sono riusciti a passare la frontiera a Ventimiglia. La sua “arte” è quella di ragionare fuori dal coro, di abbracciare invece di respingere. L’obiettivo dello Stato è l’espulsione, rimandare in Italia chi non ha i documenti in regola.

Per chiedere asilo bisogna andare a Nizza, ma la polizia fa in modo che questi disperati non possano spostarsi. Devono scappare nella notte, per poi essere riacciuffate e rimandati indietro. Intanto Herrou combatte per le proprie idee, allestisce addirittura un campo di fortuna in mezzo alla sua terra. Il colore della pelle non lo ferma. È lui il libero del titolo: non si fa influenzare, sfida con la parola condannando la violenza, non accetta di vivere nella paura.



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Il regista Michel Toesca offre uno spaccato a tutto tondo, dando voce a chi non la pensa allo stesso modo. Affronta il problema senza accelerazioni inutili, partendo proprio dal mare. Piano piano ci si avvicina alla costa, a Ventimiglia, come se fossimo su un barcone. Poi le testimonianze, i comportamenti della gente che viene a contatto con l’angoscia di chi è reduce da un lungo viaggio. Toesca realizza un documentario scottante, che esce nelle sale proprio mentre in Italia ci si interroga sul caso Diciotti e sull'ambiguo: “aiutiamoli a casa loro”. Herrou li ha aiutati a casa sua, tentando di sfamarli tutti, venendo anche processato.

Ma dov’è la giustizia? Se lo chiede Toesca, ce lo chiediamo noi. Il cinema sta iniziando a sondare le reazioni delle persone comuni davanti all’immensità delle migrazioni. Lo aveva fatto in Styx (un film di finzione), storia di un medico in vacanza su una barca a vela, che sulla sua rotta incontrava un barcone ribaltato. Naturalmente i soccorsi non arrivavano mai…



Libero invece è la medicina all’indifferenza, un esempio virtuoso di fratellanza e capacità di coesistere. Girato con uno stile essenziale, che punta tutto sul pensiero di questi “rivoluzionari”. Toesca segue Herrou ovunque, lo filma nella notte prima che la legge lo giudichi, mentre si diverte con gli amici, mentre accoglie e si confronta con le istituzioni.

Le immagini sono “sporche”, a volte si vedono i pixel o sono sfocate. Questo perché la macchina da presa non insegue le bellurie estetizzanti, ma la verità. Toesca è molto attento alla sostanza della sua narrazione, al messaggio. Non si fa riprendere nè prova a interagire con il pubblico. Perché in primo piano non ci sono lui o il “contadino” Herrou, c’è la tragedia di un mondo in fuga, che cerca riparo in un altro mondo che lo rifiuta.

Il film uscirà nelle sale il 31 gennaio distribuito da I Wonder Pictures