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"L'educazione di Giulio"

"L'educazione di Giulio"

l'educazione di giulio

03.05.2001 - Autore: Alessandra Galassi
Allinterno del nosocomio di Torino, il Reggio Manicomio Femminile di Città, vive Giulio Altan (Alessandro Pellizzon) con il padre Ettore (Roberto Accornero), la madre e la sorella più piccola. La vita allinterno dellIstituto è condotta dal giovane allinsegna della convivenza con le malate di mente, che risiedono nello stesso stabile. Ettore affida al figlio il compito giornaliero di compilare le cartelle cliniche delle malate e cerca di avviarlo alla professione di amministratore (come lui) o addirittura di medico. Ma Giulio ha altri progetti: non sa esattamente quali, ma non quelli. Vorrebbe scegliere da solo e sbagliare da solo, ma Ettore sembra non permetterglielo. Le persone che Giulio frequenta a scuola, come Mario Sturani (Roberto Zibetti) o la bella Bianca (Giorgia Porchetti), sono ben diverse da quelle dellospedale ed è quel tipo di vita normale che il ragazzo vorrebbe condurre. A diciotto anni tutto è una scoperta, così Giulio mano a mano si invaghisce di una ricoverata, Margherita (Tatiana Lepore), si appassiona alla letteratura, soprattutto quella proibita, si accanisce contro le idee mediocri del suo insegnante. Per finire a rimproverare a suo padre lottusità dentro cui si è chiuso. Lamore e la maturità che lo ha sempre contraddistinto lo aiuteranno ad uscire dalla propria condizione e a trovare la vera felicità.     Il commento Nato da una fortuita coincidenza e liberamente basato sulladolescenza torinese del critico darte Giulio Carlo Argan (poi sindaco di Roma), Leducazione di Giulio è un film molto semplice e apparentemente di pochi mezzi, che, pur essendo ambientato in un manicomio, non vuole accusare o denunciare alcun fatto sociale o politico. Carlo Bondì, che negli anni 70 è stato aiuto regista e collaboratore di Roberto Rossellini, nonché autore e direttore di molti programmi televisivi a sfondo storico, ci presenta una Torino degli anni 30 molto affascinante, nella sua normalità. La storia italiana che fa da contorno ai fatti di quel periodo sembra essere ovattata e lontana: lintento principale dellautore del film, infatti, è stato solo quello di raccontare uno spicchio di vita adolescenziale di un giovane diciottenne alle prese con lausterità paterna e il contrasto di una forte voglia di libertà. Il collegamento a Giulio Argan nasce da un fatto accaduto nel 1976 a Bondì, che, durante un viaggio a Torino, trovò delle rubriche nei corridoi del manicomio della città. Quelle rubriche contenevano dati anagrafici e medici sulle pazienti dellospedale. Il caso volle che il regista venne a scoprire che Argan, nato nel 1909, fino agli anni 30 abitò con la famiglia al piano superiore del Reggio Manicomio Femminile di Città. Lincontro tra Bondì e il critico darte (che riconobbe in quelle rubriche il lavoro di alcuni medici che aveva conosciuto allepoca), produsse una serie di racconti e memorie che il regista ha riportato nel suo film. Lambientazione minimalista in cui vengono inglobati i personaggi e la bella fotografia che ci propone Roberto Meddi, danno alla pellicola unimpronta elegante e aristocratica. Gli attori, tutti esordienti (tranne Roberto Accornero, già volto noto del cinema e della televisione), hanno dato vita a personaggi chiusi, chi a proprio modo, in un mondo che reclama a gran voce la sua libertà. E questo lo si ritrova sia nel manicomio che nella case delle famiglie per bene. I giovani interpreti di questo delizioso film sono stati acutamente scelti tra gli studenti della Scuola del Teatro Stabile di Torino. E forse è il caso di sottolineare la necessità dellutilizzo di giovani volti nuovi, da non sottovalutare ma da spronare allinterno di un mondo, quello cinematografico, così tremendamente ermetico. Il film verrà per ora distribuito in sole 15 copie, a detta dei produttori Alessandro e Vincenzo Verdecchi. A seconda del successo vedremo di stampare altre copie. E durissima immettere nel mercato un film italiano come questo, afferma Vincenzo Verdecchi perché le grandi sale non vogliono smontare un film di successo in programmazione per proiettarne uno come il nostro. Infatti saranno solo cinque le città ad averlo in programmazione: Bologna, Torino, Roma, Genova e Milano, e chiaramente verrà proiettato in sale minori.     Il sintesi La voglia di libertà, sia fisica che ideologica, nelladolescenza di un giovane torinese agli inizi degli anni 30.     Il commento Un film delizioso, girato in maniera molto semplice ma con grande passione.        
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