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Le streghe son tornate – La nostra recensione

Tra horror e commedia, arriva finalmente in Italia l'ultimo, divertente film di Alex de la Iglesia

Le streghe son tornate

30.04.2015 - Autore: Marco Triolo
Vedere un film di Alex de la Iglesia può essere straniante e spossante. Vedere un film di Alex de la Iglesia è anche il modo in cui uno spettatore italiano può percepire in maniera più nitida l'abisso che separa le nostre due cinematografie, quella italiana e quella spagnola. Da un lato noi, con il nostro rifiuto quasi totale dei generi – con tanto di registi che, ogni volta che girano un thriller, si fanno in quattro per negare che sia “proprio un film di genere”. Dall'altra i nostri cugini iberici che, al contrario, nei generi ci sguazzano, li rielaborano in un pastone autoriale originale e non distinguono, dunque, tra cinema “d'autore” e cinema “per le masse”.


Carolina Bang e i protagonisti del film, Hugo Silva, Mario Casas e Jaime Ordonez.

Alex de la Iglesia è l'emblema di questo e lo dimostra ancora una volta in Le streghe son tornate, non certo il suo film migliore ma comunque un prodotto capace di intrattenere senza fatica. C'è un senso del divertimento vorticoso nel film: dialoghi a mitraglietta, azione e un pizzico di gore si combinano all'umorismo e all'autoironia per tenere alto il ritmo dall'inizio alla fine.

Al centro della vicenda c'è un gruppo di personaggi che non vedremmo mai in un film italiano: una banda di rapinatori sgangheratissimi che, dopo un colpo a un Compro Oro, si dirigono col bottino verso la frontiera con la Francia, solo per incappare nel paesino di Zugarramurdi, dove “è stata inventata la stregoneria”. Le streghe, ovviamente, sono tutte donne (più due transessuali) e odiano a morte gli uomini. Allo stesso tempo, José (Hugo Silva) e la sua banda sono traumatizzati dal rapporto con le loro donne, che loro considerano streghe metaforiche. Le loro paure si avverano quando si ritrovano a scontrarsi con delle streghe vere, ma una svolta inaspettata potrebbe far nascere un vero amore.


Carmen Maura in una scena del film.

Come si vede, streghe metaforiche e vere vengono affiancate in un film che è stato tacciato di maschilismo. Eppure è come sempre un punto di vista limitato, perché non tiene conto della stupidità e irresponsabilità intrinseca a ogni singolo personaggio maschile del film. Una galleria di bambinoni superficiali, incapaci di prendersi le proprie responsabilità da adulti, costantemente succubi delle loro donne ma non per cattiveria di queste ultime, quanto per manifesta incapacità. Tanto è vero che uno dei personaggi del film, la moglie di José, è vista come una forza della natura determinata a tutto pur di salvare il figlioletto che il marito ha portato con sé.

C'è dunque un'allegra scorrettezza politica, che pervade tutto il film. Sin dai primi istanti, quando vediamo José rapinare il Compro Oro travestito da Gesù. Una scelta che, lo ripetiamo, in un film italiano sarebbe stata bandita. De la Iglesia è credente, ma questo non gli impedisce di scherzare su tutto e tutti.


Carolina Bang in una scena.

Il finale, nel quale si arriva ad asserire che Dio sia in realtà una donna e che “la storiella della costola di Adamo” sia una fandonia, perde un po' il controllo e si lascia andare a una sequenza di distruzione un po' gratuita e non sempre all'altezza del resto del film – soprattutto per colpa di effetti speciali al computer piuttosto poveri. Ma il controfinale beffardo è esilarante e regala piena soddisfazione, allo stesso tempo evitando di scadere nel consolatorio.

Le streghe son tornate è distribuito in Italia da Officine Ubu.