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Le regole dell'attrazione

Quasi vent'anni separano il romanzo pubblicato da Bret Easton Ellis nel 1987 "The Rules of Attraction" da questo adattamento cinematografico di Roger Avery.

Le regole dell'attrazione

12.04.2007 - Autore: Elena Dal Forno
Di Roger Avery Con: James van der Beek, Shannyn Sossamon, Ian Somerhalder e Faye Dunaway   Quasi vent'anni separano il romanzo pubblicato da Bret Easton Ellis nel 1987 "The Rules of Attraction" da questo adattamento cinematografico di Roger Avery, che, come dice il trailer italiano, è una delle menti perverse che ha prodotto Pulp Fiction e American Psycho (sempre tratto da un romanzo di Ellis). Ma il trailer, che è di gran lunga la cosa migliore di tutto il film, non dice che vent'anni sono un'infinità e che non basta ambientare la storia come se si svolgesse ai giorni nostri per restituirgli quella ferocia e quella satira alla decadenza post reaganiana che permeava la gioventù americana di Ellis.   Purtroppo per Avery tra quel romanzo e il suo film passano tanta, troppa, MTV e molti serial americani come Beverly Hills 90210 o Melrose Place. "Le regole dell'attrazione" è un bel mix di tutto questo, certo con più stile, più energia, più coraggio, ma senza un briciolo di sostanza in più. Ed è un vero peccato, perché questo film poteva e doveva andare oltre.   Qualche pregevole trucco cinematografico, con cui Avery si diverte come in una sorta di luna park della regia, ad esempio giocare con la tecnica del rewind per ricostruire le storie dei tre personaggi principali, o l'affiancamento-sdoppiamento dei quadri per raccontare un incontro tra i due protagonisti, non è sufficiente per ribaltare un giudizio sostanzialmente poco positivo nei confronti di una pellicola che può essere definita pretenziosa.   I giovani - molto carini e ben poco occupati, qui non studia nessuno - sono tutti dediti a sesso-droga -rock'n'roll, gli anziani, delizioso il cameo di Faye Dunaway, sono talmente strafatti di pillole di ogni sorta che non sono nemmeno in grado di reagire alle provocazioni più bieche, agli adulti basta un lavoretto come si deve nel momento e nel posto giusto per andare avanti. Tutto qui? Purtroppo sì. Ma se Ellis ritraeva senza pietà queste persone annullate, che ciondolano disperatamente tra una festa e una riga, senza provare più alcuna emozione, trasformandosi in un mostruoso Moloch, Avery non riesce invece a trasmettere una sola emozione che vada oltre lo schermo. Nessuna delle menti dei suoi personaggi è abbastanza interessante per più di qualche secondo, dopo di che o è prevedibile o diventa noiosa.   Per ammantare di una trama il nulla di cui si parla, ci si affida allo schema già collaudato del tipo A insegue B che però ama C. Eccoli qui allora in tutta la loro vacua bellezza i nostri protagonisti. James Van Der Beek (già visto in "Dawson's Creek") è Sean Bateman, un "vampiro emotivo" come lui stesso si definisce, che cerca di guadagnarsi credibilità e rispetto spacciando cocaina al campus. In teoria dovrebbe essere innamorato di Lauren (Shannyn Sossamon), la cui professata castità è forse l'unico motivo di questa attrazione fatale. Ma visto che lei si nega, lui seduce e abbandona altre donne. Lauren è invece innamorata di Victor, un tipo "libero" che preferisce fare esperienze più estreme all'estero piuttosto che rimanere nel ghetto del campus. I tre minuti del suo racconto in Europa sono sicuramente una delle parti più belle del film. A questi si aggiunge Paul (Ian Somerhalder), un ragazzo bisessuale nel libro ma molto gay nel film, che fantastica di avere una storia con Sean. Inutile dire che essendo attratto dal ragazzo più etero che ci sia nella scuola, le sue guance da collegiale imberbe, i suoi occhioni celesti e le sue sopracciglia degne della copertina di un settimanale femminile non hanno la minima presa.   Nonostante poche cose degne di memoria, da questo film rubiamo un paio di battute e una scena: "Non mi conoscerai mai fino in fondo, nessuno in fondo conoscerà mai nessuno" dice Lauren a Sean sotto una tormenta di neve e "Scopare un'altra non significa che non ami te" detta da Sean a Lauren che lo ha appena sorpreso a fare sesso con un'altra. Non si capisce bene, ma forse sono proprio queste le regole dell'attrazione.   La scena più commovente invece è quella del suicidio di un personaggio davvero minore, di cui Avery ci farà accorgere solo utilizzando - finalmente in modo interessante - il suo rewind. Giusta la colonna sonora e toccante la scena. Ed è qui che vien voglia di gridare all'occasione buttata.
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