NOTIZIE

Le particelle elementari

Rapporti umani, amore, desiderio sessuale, malattie e soprattutto solitudine in una storia drammatica diretta dal regista tedesco Oskar Roehler ispirata all'omonimo romanzo di Michel Houllebecq

Le particelle elementari

12.04.2007 - Autore: Simone Godano
Michael (Christian Ulmen) e Bruno (Moritz Bleibtreu) sono due fratellastri completamente diversi. Si amano e si odiano. Michael è un introverso biologo molecolare immerso nelle sue ricerche. Geniale nel suo campo Michael vive da solo senza amici e senza donne. Bruno convive con una donna con cui ha avuto una bambina, insegna lettere al liceo ed è schiavo delle sue continue fantasie sessuali.

Le loro vite cambieranno quando i due uomini perdono la loro ‘odiata’ madre hippy e scoprono finalmente l’amore. Michael incontra nuovamente Annabelle (Franka Potente) il suo amore d’infanzia, mentre Bruno conosce Christiane (Martina Gedeck) con cui riesce a condividere le sue morbose fantasie sessuali.

Quando sembra che tutto sia finalmente dalla loro parte entrambe le donne si ammalano. Storditi e inconsapevoli Michael e Bruno devono affrontare le conseguenze e decidere se portare avanti le rispettive relazioni o tornare alle loro vite solitarie.

Era molto difficile portare sullo schermo l’intenso romanzo di Michel Houllebecq. Difficile perché pieno di sottotesti sparsi lungo le spine dorsali dei protagonisti: relazioni personali fatte di amore e odio, desideri sessuali malati, amori repressi, vizi umani e il tutto immerso in un placido sentimento di solitudine umana. Il regista tedesco Oskar Roehler, amico di Michel Houllebecq, parte bene perché azzecca il cast. Sia Moritz Bleibtreu che Christian Ulmen sono riusciti a trasmettere sullo schermo la complessità dei loro personaggi, ma crediamo che allo stesso tempo la loro relazione, vero corpo centrale del romanzo, non venga del tutto sviluppata nel film e questo ne condiziona lo sviluppo. Oskar Roehler offre così al pubblico un film pieno di episodi, a volte anche comici, ma che lasciano una sensazione di cupo pessimismo.