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Le cronache di Narnia

Uno spettacolo di clamorosa eleganza formale, che punta ad irretire lo spettatore molto più con la scadenza delle immagini che con lo stupore degli effetti speciali. In sala dal 23 dicembre

Le Cronache di Narnia: il Leone, la Strega e L'armadio

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
"The Chronicles of Narnia – The Lion, the Witch and the Wardrobe", Usa, 2005
Di Andrew Adamson
con Tilda Swinton, Skandar Keynes, Anna Popplewell, Georgie Henley

Londra, Seconda Guerra Mondiale. I quattro fratellini Pevensie sono costretti ad abbandonare la città bombardata dai tedeschi e trasferirsi nella più sicura campagna, più precisamente nella dimora del professor Kirke (Jim Broadbent). Qui le giornate passano uguali e noiose, finché la più piccola Lucie (Georgie Henley) scopre dentro un armadio il passaggio per un mondo incantato e misterioso, popolato di streghe, fauni ed altri leggendari animali. Ben presto i fratelli Pevensie di troveranno a doversi confrontare con questa magica avventura, e soprattutto a dover rinsaldare il loro rapporto in opposizione a numerosi agenti esterni: primo fra tutti la guerra che a Narnia imperversa tra la perfida Strega Bianca (Tilda Swinton), che ha usurpato il trono e governa con ferocia il paese, e le forze di Aslan, il capo dei ribelli deciso a riportare la pace e la primavera nel regno di Narnia. Saranno proprio i quattro fratellini l’ago della bilancia per far pendere le sorti del conflitto da una parte o dall’altra…   

Ammettendo subito la nostra ignoranza riguardo l’opera letteraria da cui è stato tratto questo fantasy, dobbiamo immediatamente constatatre che ci siamo trovati di fronte ad una delle più liete sorprese cinematografiche degli ultimi tempi: questo “Le cronache di Narnia”, diretto da quell’Andrew Adamson che già aveva deliziato con i due episodi di Shrek (id., 2002), ha allestito uno spettacolo di clamorosa eleganza formale, che punta ad irretire lo spettatore molto più con la cadenza delle immagini che con lo stupore degli effetti speciali; il pregio principale del film infatti risiede a nostro avviso in una composizione estetica rigorosa ma non tendente all’esagerazione; l’universo di Narnia è un universo di creature che già risiedono nell’immaginario collettivo, e dunque non hanno bisogno di stupire o affascinare lo spettatore.

Da parte sua Adamson asseconda al meglio possibile l’eleganza della confezione con una regia ariosa e mai sopra le righe; imponente nella messa in scena, molto ben strutturato anche nella presenza di sotto-testi e metafore nascoste, “Le cronache di Narnia” ha il solo difetto in un certo rallentamento del ritmo narrativo che si patisce nella seconda parte, prima che si arrivi alla risoluzione di tutti i conflitti. A parte questo appunto, il lungometraggio però si presenta come notevole opera filmica, capace di irretire sia il pubblico più piccino che quello maggiormente smaliziato degli adulti.

Insieme al maestoso ed 'esagerato'  “King Kong” di Jackson questo “Le cronache di Narnia” è senza dubbio il blockbuster natalizio più riuscito: merito di questo successo – artistico ma anche commerciale, visti gli incassi che sta ottenendo in America – è senza dubbio della coerenza e dell’equilibrio con cui è stata concepita e realizzata questa pellicola. Insomma, la Disney è finalmente riuscita a riproporci un’opera di valore…