NOTIZIE

Le conseguenze dell'amore

Esce nelle sale il nuovo bellissimo film di Paolo Sorrentino reduce dal successo ottenuto nell'ultima edizione del Festival di Cannes.

Le conseguenze dell'amore

12.04.2007 - Autore: Ludovica Rampoldi
Regia di Paolo Sorrentino con Toni Servillo, Olivia Magnani e Adriano Giannini   Un uomo misterioso, di poche parole e molti silenzi, recluso in un albergo della Svizzera italiana nella sotterranea attesa della morte, o di una nuova vita. E’ lui, Titta di Girolamo, il protagonista de “Le conseguenze dell’amore” il nuovo film di Paolo Sorrentino (in sala da venerdì 24 settembre) reduce dal successo ottenuto nell’ultima edizione del festival di Cannes.   Interpretato con un’intensità totale da Toni Servillo, Titta di Girolamo è un commercialista che investe miliardi per Cosa Nostra: non un mafioso vero e proprio, piuttosto un fiancheggiatore, “un piccolo Sindona”, come lo definisce Sorrentino. Un uomo che di frivolo ha solo il nome, che riempie il suo esilio svizzero con molte sigarette, poche parole, e fugaci sguardi di sponda alla barista dell’albergo, Sofia (Olivia Magnani). Fino a quando l’amore, o anche solo la possibilità dell’amore, farà saltare completamente la gabbia ordinata in cui il protagonista si è recluso. E le conseguenze saranno devastanti.   Alberghi, ascensori, garage: il film pullula di non luoghi. La stessa Svizzera rappresenta al meglio l’isolamento di Titta, la sua assenza di legami, la sua rinuncia alla vita. “Volevo raccontare una vita rubata”, racconta il regista napoletano che ha scritto il film di getto, in quattro giorni e quattro notti di scrittura fiume, dopo una documentazione copiosa sulla criminalità organizzata e Cosa Nostra. Il risultato è un film misterioso e avvolgente, “un noir mio malgrado”, come lo definisce Sorrentino, una pellicola dalla bellezza così raffinata che se ti entra dentro non lascia scampo.   Prodotto da Domenico Procacci per Fandango e da Nicola Giuliano per Indigo Film, “Le conseguenze dell’amore” è un film che ruota intorno al suo protagonista, l’immenso Toni Servillo. Ai suoi silenzi che sono eloquenti più di qualsiasi parola, alle sue occhiate indifferenti, alle boccate di fumo pensose. “E’ stata una recitazione a togliere”, spiega l’attore, che torna a lavorare con Sorrentino dopo l’ottima prova de “L’uomo in più”: “Una recitazione laconica, dai dialoghi rarefatti. Il tutto creando un rapporto di seduzione con il pubblico, giocando continuamente con lo spettatore, depistandolo e mantenendone sempre viva la curiosità attorno al mistero di Titta.”   Un dramma che parla di vita e di morte, di amicizia e di amore, attraversato da una vena ironica strepitosa e sottile e commentato da una colonna sonora elettronica e suggestiva. Il film di Sorrentino è un’isola nel panorama italiano. Un’isola su cui sbarcare assolutamente.    
FILM E PERSONE