Per spiegare questo nuovo film di Michel Gondry non si può non partire
dal precedente, splendido “Se mi lasci ti cancello” (Eternal Sunshine of the
Spotless Mind, 2004). La possibilità di lavorare sulla sceneggiatura di Cherlie
Kaufman ha infatti determinato un’adesione tra testo e messa in scena che
raramente abbiamo trovato così toccanti negli ultimi anni di cinema. Questo
soprattutto perché Kaufman è il più grande organizzatore di pura libertà
creativa all’interno si strutture narrative molto ben congeniate e consolidate.
L’estro visivo di Gondery ha quindi potuto poggiarsi su un’impalcatura
narrativa che ne ha potuto valorizzare la poetica. Ne “L’arte del sogno” questo
purtroppo non succede, o almeno non nella completezza del film: dopo un inizio
assolutamente coinvolgente infatti la storia d’amore non corrisposto tra i due
protagonisti inizia ad incartarsi su se stessa, abbandonando la regia ispirata
di Gondry a girare un po’ a vuoto su mere trovare estetiche.
“L’arte del sogno” è un’opera riuscita solo a metà,
in quanto non possiede una base solida su cui poggiare un’idea di regia
comunque molto affascinante. Alla fine non si riesce ad evitare la
ripetitività, e ciò mina alla base un prodotto che avrebbe al contrario potuto
eccellere in originalità ed effervescenza. Rimandiamo Gondry a storie e
sceneggiature più o meglio elaborate.
NOTIZIE
L'arte del sogno
Il nuovo film di Michel Gondry dopo lo splendido "Se mi lasci ti cancello" risente dell'assenza dello sceneggiatore Cherlie Kaufman ma possiede momenti di grande impatto visivo
12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani