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Contagious - La nostra recensione

Arnold Schwarzenegger è il padre impotente e disperato di una figlia condannata nell'anomalo zombie movie presentato al Tribeca

26.06.2015 - Autore: Mattia Pasquini
E' dal 2011 che la storia di Contagious (Maggie, in originale) cerca uno sbocco, uno schermo. A lungo rimasto nella famosa Black List delle sceneggiature ancora non adattate per il cinema, alla fine anche questo 'Zombie Movie' decisamente sui generis è riuscito a diventare realtà. Grazie probabilmente alla decisione del maggio 2013 di Arnold Schwarzenegger di vestire la doppia veste di protagonista e produttore del film.

In fondo metà di questo film è proprio lui; come non essere attratti dal roccioso Commando (e presto di nuovo Terminator) nei panni di un contadino del midwest alle prese con una giovane figlia affetta dal necroambulist virus che sta trasformando le persone in zombie? Purtroppo, per noi e per la produzione, l'altra 'metà' è proprio l'idea alla base, nata dalla fantasia di John Scott 3.



Non tanto un problema di scrittura, che lo sviluppo della vicenda non ha problemi a tenere legati a sé gli spettatori, quanto semmai una sorta di gestione superficiale degli attori e dei ritmi. Una mancanza di equilibrio e di lucidità che forse trova la sua motivazione nel fatto di essere l'Opera Prima di Henry Hobson. Che abbia patito lo scrupolo di imporsi su dei nomi ai quali in fondo doveva la realizzazione di un sogno o che fosse effettivamente convinto di quello che vedeva svolgersi davanti alla sua macchina da presa, certe sue scelte nel taglio da dare alle interpretazioni degli attori lasciano piuttosto insoddisfatti, come anche le loro letture di alcune scene nelle, quali la capacità di coinvolgimento degli spettatori non dovesse passare per pathos e drammatizzazione.

Verrebbe spontaneo scomodare importanti riferimenti per quel che riguarda l'esperienza della mutazione, interiore e fisica, come specchio e metafora. Ma se la citazione è presente, è certo - e meritoriamente - non sottolineata in maniera pedante, anzi affidata alla sensibilità dei vedenti. In questo senso consapevolezza e rassegnazione (per quanto non sempre sostenute con coerenza) sono paradossalmente il sostegno di chi non sa scegliere tra le opzioni a disposizione per uscire da un'impasse inevitabile.

Un movimento costante e illusorio attraversa una serie di barriere concentriche poste intorno all'epicentro Maggie - da quelle personali, alle familiari o sociali - per riportarci ineluttabilmente al punto di partenza. Cambiati. Identici. Ed è interessante lo studio di un contesto fin troppo abusato, privato di fatto dei suoi stessi connotati (o connotanti, visto che di zombie se ne vedono decisamente pochi) e vissuto da un punto di vista diametralmente opposto al solito.



In questa cornice è proprio la giovane co-protagonista Abigail Breslin, più del tanto bistrattato Schwarzy, a risultare meno credibile e troppo costruita, deludente insomma, anche per la teorica possibilità di sfruttare un personaggio dalle maggiori sfumature (all'ex governatore della California basta spesso la presenza scenica e una certa fissità triste nello sguardo per portare a casa la giornata). Facile quindi che risaltino maggiormente certi personaggi di contorno, niente affatto banali, e una cura tecnica non indifferente, quanto a effetti, trucco, fotografia e inquadrature. Di certo estetizzate oltre il necessario (tanto da far pensare a un nuovo recupero di scene scartate da Malick) e non esaltate da un montaggio che fosse stato più asciutto e razionalizzato avrebbero potuto alzare di diversi punti il giudizio finale.


Contagious, in sala dal 25 maggio 2015, è distribuito da M@ Pictures