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La terra dell'abbondanza

Il regista tedesco ci guida nel cuore di un paese colpito al cuore, dove tutti sono disperatamente convinti di aver vinto una guerra persa molto prima di combattere.

Land of plenty

12.04.2007 - Autore: Vincenzo Vinci
Cosa c’è di vero in cio’ che ci sembra tale? Siamo sicuri che le nostre idee preconfezionate non ci ingannino? Wim Wenders ci pone queste domande in un film che ci spiazza fin dal titolo. “La terra dell’abbondanza”, e poi vediamo file chilometriche davanti a una specie di “Caritas” versione californiana. Una ragazza israeliana, molto religiosa, che fa del suo dialogo con Dio una guida verso l’amore per gli altri. E un’altra specie di dialogo solitario: il diario vocale tenuto dal paranoico zio statunitense della ragazza, mai veramente tornato dal Vietnam, nella sua indagine per i servizi. Ma sarà vera paranoia? Dopotutto borace fa rima con antrace...   Il regista tedesco ci guida nel cuore di un paese colpito al cuore, dove tutti sono disperatamente convinti di aver vinto una guerra persa molto prima di combattere. Che rimane del “sogno americano”? Ci aspettiamo che almeno gli spioni della Cia vivano nel lusso, invece scopriamo che veri e propri geni campano solo di birra. Invidiamo la CNN, ma Wenders ci porta dalla signora malata costretta a vedere una Tv monocanale. Pensiamo che in America ci sia razzismo, ma anche solidarietà, e infatti è il pastore nero a distribuire un pasto caldo a tutti i morti di fame del quartiere. Vorremmo indagare sul passato degli arabi sospetti, ma è uno di loro che ci invita a casa sua e sfoglia per noi l’album di famiglia!   Chi ha visto Farenheit 9/11 dovrebbe guardare anche “La terra dell’abbondanza” per completarne l’impressione. Wenders non è retorico nè elettoralista, non gliene importa niente di Bush, ma va più vicino al nocciolo della questione. Riesce a farci sentire vicini a ogni personaggio, anche a quelli che tenderemmo a condannare se non fossimo guidati da uno sguardo meno superficiale. Ci dimostra che, forse, non c’è nessun “cattivo”, ma siamo tutti vittime delle nostre illusioni. Che peggiore di un attacco chimico o batteriologico è l’inquinamento delle nostre menti. E poi, una parola va spesa per una colonna sonora stupenda, capace di farci apprezzare un’America spoglia e desertica: la più nuda America che abbiamo mai visto.  
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