Giappone e tradizione franco-belga si ritrovano a convivere, e l'occasione tira fuori il meglio da entrambi. La tartaruga rossa, film d'animazione diretto e scritto dall'olandese Michael Dudok de Wit, è una meraviglia visiva – parole che possono suonare cliché, ma che sono anche le uniche per definire questo piccolo capolavoro di animazione tradizionale.
I vecchi “cartoni animati” e i nuovi film in CGI non sono uno migliore e uno peggiore, ormai lo abbiamo imparato. Sono semplicemente due tecniche, due mezzi di comunicazione e narrazione diversi. E, come tali, sono anche adatti a raccontare storie diverse. L'animazione al computer funziona meglio nel creare storie epiche, quella tradizione si presta maggiormente a racconti sussurrati e delicati come questo.
La tartaruga rossa è infatti una fiaba: è la storia di un naufrago alla Robinson Crusoe che si ritrova su un'isola deserta. Dopo aver tentato diverse volte di lasciarla a bordo di zattere sempre più complesse e raffinate, ma ogni volta distrutte da una forza invisibile poco al di là della spiaggia, l'uomo si rassegna e sta per impazzire. È allora che scopre cosa si celi dietro agli attacchi: una tartaruga rossa gli sta impedendo di lasciare l'isola. Quando lui la uccide, questa si trasforma in una bellissima donna e, insieme, vivranno il resto dei loro anni sull'isola, dando anche alla luce un figlio.
Il film di Dudok de Wit è ovviamente una grande metafora sulla vita, la famiglia, sugli strani modi in cui a volte si manifesta il destino e su come spesso troviamo la nostra strada dove meno ce l'aspettiamo. Concetti semplici raccontati con enorme grazia.
Il reparto tecnico è straordinario. La supervisione artistica di Isao Takahata e la co-produzione dello Studio Ghibli assicurano un livello di partenza molto alto, ma Dudok de Wit supera le aspettative con una messa in scena dai colori pastello, senza usare dialoghi ma basando tutto sul linguaggio del corpo. Per fare questo usa delle animazioni molto complesse, che danno un'idea di semplicità ma che in realtà sono estremamente laboriose, perché simulano perfettamente la naturalezza dei movimenti umani. Il tratto è quello stilizzato dei fumetti belgi, ma il rapporto con la natura e il ruolo dell'uomo nell'ambiente vengono dal cinema di Hayao Miyazaki.
La tartaruga rossa dura 80 minuti, la durata perfetta per un film d'animazione che scivola via, appassiona e commuove, lasciando costantemente a bocca aperta per la bellezza delle scene. Di più non si può chiedere.
BIM distribuirà il film nelle sale italiane per tre giorni, il 27, 28 e 29 marzo.