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La recensione di Lost in Space, la nuova serie Netflix è avvincente come un film 

Il remake della classica serie di fantascienza anni '60 è un'avventura divertente confezionata con la cura di un prodotto cinematografico

Lost in Space

03.04.2018 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Nel 1980 esce il film Battle Beyond the Stars, che in Italia viene furbescamente intitolato “I magnifici sette nello spazio”. Un titolo di un'onestà disarmante, forse un po' naif, ma che andava dritto al punto, annunciando agli spettatori esattamente quello che avrebbero visto sullo schermo.

 
Nel 2018 arriva su Netflix il remake di Lost in Space, classica serie anni '60 che anticipò molta della fantascienza televisiva del Ventesimo Secolo. Chiamatela se volete ironia della sorte, ma in questa nuova “edizione”, il titolo pare assumere un significato tutto nuovo. Non solo “Perduti nello spazio”, ma proprio “Lost nello spazio”, nel senso di Lost la serie TV. Che a sua volta ha influenzato tutta la televisione successiva, come sappiamo bene.
 
Le premesse, va detto, non si discostano troppo da quelle della serie originale, ma è innegabile che la serie di J.J. Abrams e Damon Lindelof abbia fortemente modellato la scrittura di Matt Sazama e Burk Shapless, sceneggiatori di Dracula Untold e qui showrunner. Una famiglia, i Robinson, naufraga su un pianeta alieno insieme ad altri compagni di viaggio di una missione di colonizzazione diretta verso Alpha Centauri. La storia inizia brutalmente nel corso di un'evacuazione d'emergenza della nave madre, dovuta a un evento non meglio identificato. Una serie di flashback, a partire dalle ore precedenti l'attacco per arrivare fino a mesi e anni prima della partenza, ci racconteranno via via sempre più in dettaglio che cosa sia accaduto. Svelando anche rapporti, inganni e doppi giochi dei personaggi.

 
È proprio questo rapporto tra passato e presente a richiamare a gran voce Lost. Per fortuna, però, le somiglianze si fermano qui, perché Lost in Space trova presto la sua voce e un ritmo che non si arresta più fino alla fine. Non inventa assolutamente nulla di nuovo, ma comunque è un'ottima serie di avventura fantascientifica, ben confezionata, interpretata e girata. Ogni episodio è legato al precedente secondo lo schema della serie “orizzontali”, ma gli sceneggiatori trovano ogni volta nuove sfide e missioni su cui incentrare le singole puntate. Lo scopo finale dei sopravvissuti è quello di contattare l'astronave e farsi recuperare, ma ovviamente gli ostacoli e le complicazioni non mancano. E sono sempre appassionanti.
 
Il cuore di Lost in Space sono sempre loro, i Robinson. E la serie Netflix ha fatto davvero centro, scegliendo un cast perfetto e con una forte alchimia. L'anello debole è forse il solo Toby Stephens nei panni di John Robinson, anche se c'è da dire che gli tocca la parte del veterano tutto d'un pezzo, padre di famiglia con qualche macchia sul curriculum ma pur sempre integro e probo. Molto più interessante la madre Maureen Robinson, interpretata da Molly Parker, una scienziata brillante sempre pronta a rischiare il tutto per tutto. Ma ad attirare su di sé tutta l'attenzione sono i loro tre figli: Mina Sundwall (Penny Robinson) è una fonte inesauribile di humour e magnetismo, e probabilmente diventerà una star. Taylor Russell, nei panni di Judy Robinson, è l'elemento di stabilità e razionalità che però nasconde un coraggio immenso. E il piccolo Maxwell Jenkins (Will Robinson) svela un talento impressionante nel gestire i diversi toni richiesti al suo personaggio. Nei panni dell'infida e individualista dottoressa Smith, infine, Parker Posey regala una performance calibratissima da villain complesso e difficilmente catalogabile.

 
A colpire è anche la confezione decisamente cinematografica. Set, oggetti di scena, location, fotografia ed effetti visivi non tradiscono mai la natura televisiva del progetto. Dai mostri alle astronavi, tutto ha la grandeur del cinema di fantascienza spettacolare, e di questo va ringraziato il produttore esecutivo e regista dei primi due episodi Neil Marshall, autore di The Descent e regista di alcuni dei migliori episodi di Game of Thrones. Anche lo spettatore più smaliziato farà davvero fatica a notare i limiti imposti dal budget (ad esempio, spesso i mostri sono ripresi di notte. Ma nell'economia della storia ha perfettamente senso). Tutti gli altri si godranno un'avventura classica con un sapore moderno, che non ha mai paura di rilanciare il tasso di ambizione e misteri. Un vero colpaccio per Netflix, dove i dieci episodi saranno disponibili dal 13 aprile.