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La recensione di Hotel Transylvania 3 - Una vacanza mostruosa, la trilogia tocca il suo punto più basso

La saga ideata da Genndy Tartakovsky si chiude tra mostri in vacanza, tante battute e poco altro

Sandler

01.08.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
Dracula, Frankenstein, il Lupo Mannaro, la Mummia e lo Yeti sono solo alcuni dei protagonisti della saga di Hotel Transylvania, giunta ormai al terzo capitolo. L’intero franchise nasce da un cambio di prospettiva, con “i mostri” che si trasformano nelle creature da salvare. Gli umani sono le vere bestie da cui fuggire, sempre assetati di sangue e pronti a massacrare chiunque sia diverso da loro. Un paradosso? Forse. Ma qualche volta si avvicina di più alla realtà un cartone animato che tanti film con attori in carne e ossa.



Chi non si omologa finisce ai margini della società, come i nostri eroi, ghettizzati in un hotel extralusso da secoli. Vorrebbero vivere tranquilli, costruirsi un’esistenza pacifica, ma la rabbia degli uomini li mette in pericolo. La loro forza è rimanere uniti, sorreggersi l’un l’altro nel loro isolamento, formare una vera e propria famiglia. Una famiglia particolare, s’intende, dove le urla e gli spaventi sono il tran tran quotidiano. Anche nel 2012, anno di uscita del primo Hotel Transylvania, l’idea non era proprio peregrina: nel 2001 la Pixar aveva già lanciato questa provocazione con Monsters & Co. Ma riunire le vecchie glorie dei film dell’orrore, tutte insieme in una storia per bambini, aveva il suo fascino.

Alla base di ogni capitolo della trilogia c’è lo zing, una sorta di colpo di fulmine per chi ha i denti aguzzi e gli occhi iniettati di sangue. In Hotel Transylvania era la figlia di Dracula a perdere la testa per un hippie con i capelli rossi, in Hotel Transylvania 2 il matrimonio e il nuovo nipotino mettevano a rischio le fondamenta stesse dell’albergo, mentre in Hotel Transylvania 3 – Una vacanza mostruosa Dracula si innamora del capitano di una nave da crociera. E da qui inizia il pasticcio. L’intera operazione sembra un atto dovuto al caldo di stagione, quando anche per i decani dell’horror è tempo di vacanza. S’imbarcano tutti su un transatlantico pieno di comfort, e partono insieme ai propri cari, con destinazione Atlantide. Ma l’avventura turistica sarà divertente per loro, molto meno per lo spettatore, che si gode solo l’aria condizionata in sala.



Il guaio è che in questo terzo capitolo tutto suona prevedibile, le battute non fanno ridere e i colpi di scena latitano senza vergogna. Neanche il villain si rivela davvero malvagio, e il finale a tarallucci e vino è chiaro fin dal primo minuto. Ciò che irrita di più è il ricorso a una retorica melensa, con la Mummia che grida: “Bisogna essere superiori a chi odia”, e uno spirito generale che punta al volemose bene. L’unica sequenza riuscita è quella che richiama i Gremlins di Joe Dante, che qui gestiscono una compagnia aerea ben poco raccomandabile. Per i restanti novanta minuti la vicenda strizza l’occhio ai minorenni, con una musica da discoteca a tutto volume e le solite fregole adolescenziali che coinvolgono la comitiva.

Dietro la macchina da presa ancora una volta c’è Genndy Tartakovsky, il creatore del riuscitissimo Samurai Jack. In Hotel Transylvania 3 si riconosce qua e là il suo tratto: le forme spigolose, i chiaroscuri marcati e i movimenti non sempre fluidi, che prediligono l’azione improvvisa all’armonia. Purtroppo le ragioni di cassetta fanno affondare ogni buona intenzione.


Hotel Transylvania - Una vacanza mostruosa, in uscita dal 22 agosto, è distribuito da Warner Bros.