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La macchina della morte

Se la formula funziona, perché cambiarla? Questo sembra il dictat che regola la produzione e realizzazione di questo secondo episodio di Hostel, la saga horror ideata da Eli Roth

Hostel Part II

20.06.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Dopo aver sistemato la questione del giovane scampato nel primo episodio, la “macchina della morte” continua il suo percorso. Stavolta le malcapitate sono tre giovani studentesse in visita a Roma, che vengono convinte da un’avvenente modella a recarsi nell’ormai famigerato ostello sloveno. La ricca Beth (Leuren German), accompagnata dall’esplosiva Whitney (Bijou Phillips) e dalla più timida Lorna (Heather Matarazzo), si troverà ben presto a dover combattere per la propria sopravvivenza: i due aguzzini pronti a torturare ed uccidere le giovani innocenti sono proprio altri due americani, desiderosi di provare nuove  selvagge sensazioni…

Se la formula funziona, perché cambiarla? Questo sembra il dictat che regola la produzione e realizzazione di questo secondo episodio della saga horror ideata da Eli Roth. Più che un seguito, ci troviamo infatti di fronte ad un vero e proprio riaggiornamento dell’originale, rispetto al quale è stato semplicemente cambiato il sesso del trio protagonista. Visivamente “Hostel – Part II” è decisamente più elegante del primo, anche se perde quella rozzezza sanguigna che aveva in parte lo aveva contraddistinto e ne aveva decretato la fortuna. Qui ci troviamo di fronte ad un’opera molto più ironica, piena di citazioni dai “maestri” del genere soprattutto italiani – da gustare i cameo di Ruggero Deodato, Edwige Fenech e Luc Merenda, vecchie glorie del cinema passato. La vena estetica di Roth in alcuni momenti riesce a colpire nel segno, regalandoci almeno un paio di scene di sicuro impatto visivo ed anche di una certa vena sarcastica; la critica sotterranea alle leggi cannibali del capitalismo occidentale in questo caso sono anche più  evidenti ed intelligenti che nel primo.
 
Che dire allora? “Hostel - Part II” è un film riuscito? Nemmeno per sogno. Quello che ancora una volta lascia quanto meno smarriti è la gratuità ed il sadismo della messa in scena, che non sembra avere nessuna giustificazione se non lo sfogo insensato di pulsioni a dir poco macabre. Continuare a proporre al pubblico questo tipo di spettacolo, violentissimo ma illogico, è un’operazione che alla lunga non potrà non stancare, prescindere da qualsiasi discorso moralistico su ciò che viene presentato davanti alla macchina da presa. Il sangue e catinelle, l’effettaccio gore più efferato, da soli non possono bastare a soddisfare l’esigenza dello spettatore riguardo la necessità di una storia, di un intreccio, della psicologia e del mondo interiore dei personaggi.

Eli Roth
è evidentemente un regista di una certa intelligenza e di un deciso gusto visivo, ma continua a lavorare su un progetto estetico che non ha nessuna base solida, se non la violenza gratuita della visione, ed è troppo poco. In America gli incassi stanno bocciando questa seconda puntata di “Hostel”, come negli ultimi mesi è successo ad altri horror di questo tipo: è forse il segnale che qualcosa deve cambiare all’interno di un genere che sta seriamente perdendo colpi? Speriamo davvero.
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