A chi è già stato regista, in maniera consecutiva, di “Daredevil” e “Ghost Rider” mettendoci in mezzo la sceneggiatura di “Elektra”, dovrebbe essere vietato di tornare dietro la macchina da presa. Ed invece Mark Steven Johnson ha sempre ottimi riscontri dal box office e così eccolo ancora una volta arruolabile per rovinare qualsiasi idea, personaggio e situazione. Con “La fontana dell’amore” (in originale When in Rome) a farne le spese non è tanto una Roma dalle fontane inventate (quella del titolo, con annessa superstizione, è davvero agghiacciante) o in generale un’Italia da barzelletta, ma l’idea stessa di commedia romantica. E’ vero, a noi italiani (peggio ancora se romani) certe scelte di sceneggiatura e scenografia - dall’automobile di marca Vespa, ad un fantomatico ballo tradizionale mix tra can can e tarantella - faranno venire la pelle d’oca, ma non può essere questo il punto di partenza per una critica.
Il cinema è fatto di semplificazioni, e chissà quanti film altrettanto sempliciotti ci è capitato di apprezzare senza renderci conto che banalizzavano su culture a noi sconosciute. Il fatto è che in “When in Rome”, la superficialità è dilagante e riguarda tutti gli aspetti realizzativi. Qui ad essere offesa è l’intelligenza dello spettatore. Solita storia di lui e lei. Si innamorano a Roma durante un matrimonio a cui sono entrambi invitati, ma prima che la storia possa prendere il volo, ci scappa il malinteso. Lui sembra avere un’altra. Lei per ripicca con il destino, ruba cinque monete da una famosa (?) fontana capitolina. Gli uomini che avevano lanciato quegli spiccioli cadranno magicamente innamorati di lei, seguendola fino a New York. Nel frattempo anche il belloccio della prima ora torna a farsi vivo. Ma non è che lei ha preso anche la sua, di monetina?
La Roma del titolo è più nelle locandine che nel film, tanto che se si escludono un paio di scene, viene il dubbio che si sia davvero andati lì a girare. Lo spunto iniziale è stato probabilmente quello di utilizzare l’alea romantica per spolverarla su una vicenda di anime gemelle finalmente trovatisi. Per fortuna il film non si prende sul serio, ma il continuo che fa ad una comicità semplice, che siano porte in faccia o fragorose cadute in tombini aperti per strada, non porta comunque ad un risultato accettabile. Anzi, è doppiamente fallimentare. Non ci si appassiona alla storia d’amore, banale e senza sostanza, né si sorride per le trovate comiche.
I due protagonisti, Kristen Bell e Josh Duhamel, non aggiungono nulla a dei personaggi poco credibili, antipatici per processi mentali e atteggiamenti in generale. Non li aiuta il regista. Far vedere il suo protagonista maschile dal fisico da modello vestito con cappellino da baseball al contrario e camicione a quadri subito dopo averlo visto in gessato, è una scelta sciagurata, mentre lei che scimmiotta nella fontana la Ekberg di “La dolce vita” sa quasi di insulto. Ci piange il cuore poi vedere Danny De Vito in un tale guazzabuglio.
"La fontana dell'amore" sarà distribuito dalla Walt Disney Pictures a partire dall’ 11 giugno.
Per saperne di più
Leggete la nostra recensione di Letters to Juliet, altra pellicola americana ambientata in Italia
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La fontana dell'amore - La nostra recensione
Più di trenta milioni di dollari ai box office americani. Bastano gli incassi oltreoceano per giustificare l'uscita in Italia di un film del genere?
10.06.2010 - Autore: Andrea D'Addio