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La contessa bianca

Il film racconta dell'incontro fra Sofia (Natasha Richardson) e Jackson (Ralph Fiennes). Lei è una nobile russa rifugiata a Shangai, lui un ex-diplomatico americano ridotto alla cecità in seguito a un terribile bombardamento

La contessa bianca

12.04.2007 - Autore: Eva Gaudenzi
Verso la fine degli anni Trenta si svolse una delle battaglie più sanguinose che la storia della Cina ricordi: l’invasione delle terre orientali da parte dell’esercito giapponese. Shangai venne occupata il 14 agosto del 1937, giornata meglio conosciuta col nome di ‘Sabato di sangue’. Durante quel sabato maledetto, si complica e poi si risolve la travagliata avventura de “La contessa bianca” di James Ivory.

Il film racconta dell’incontro fra Sofia (Natasha Richardson) e Jackson (Ralph Fiennes). Lei è una nobile russa rifugiata a Shangai, lui un ex-diplomatico americano ridotto alla cecità in seguito a un terribile bombardamento. Per mantenere la sua famiglia, Sofia è costretta a lavorare in un bar come ballerina e accompagnatrice. S’incontrano per caso: Jackson rimane affascinato da Sofia e subito le propone di lavorare al White Countess, un esclusivo club da lui stesso fondato. Nell’imminenza dell’invasione giapponese, le loro solitudini si uniscono e insieme riescono ad imbarcarsi alla volta di Hong Kong.            

Ancora una volta, Ivory si avvale del supporto dell’amico e collaboratore Kazuo Ishiguro (lo stesso che scrisse “Quel che resta del giorno”). Grande appassionato delle vicende cinesi di quel periodo (suo nonno era un uomo d’affari giapponese che viveva nel Quartiere Internazionale), Ishiguro disegna un affresco storico dal retrogusto leggermente melò. Ecco gli ingredienti principali: la nobildonna decaduta costretta a fare la vita, l’antieroe distrutto dalla guerra e perdipiù ceco, la famiglia crudele di lei...

In quanto a ritmo, il film non è certo un capolavoro d’invenzioni. La trama scorre lenta, mentre sullo schermo non succede praticamente nulla. Perfino la cecità conferita al personaggio di Fiennes rallenta notevolmente le cose. Il finale, scenografico e dalle suggestive ambientazioni, sembra non arrivare mai. E quando arriva, alcune battute non proprio credibili rovinano il gusto dell’immancabile happy end.

Indubbio il talento degli attori che fanno parte del cast. Specialmente il trittico Radgrave: Natasha, sua zia Lynn (Olga) e la grandiosa Vanessa.  

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