
Che ci sia una forte componente autobiografica nel racconto di un gruppo di amici che scelgono di vivere insieme nella Copenhagen degli anni Settanta, è secondario, visto che questo Eden - idealizzato o sognato da molti, soprattutto allora - diventa rapidamente lo spunto di una analisi di dinamiche umane più comuni di quello che si vorrebbe credere. E, di nuovo, di modelli e pregiudizi legati ai concetti di famiglia e di relazione in generale, che riguardino coppie sposate, amanti, amici, figli o 'alternativi'...
Probabilmente l'idilliaco inizio del film è quello più simile ai suoi ricordi da adolescente, ai dodici anni (tra i sette e i diciannove) passati in una situazione analoga - tra "gente nuda, birre, discussioni pretenziose, amore e tragedie personali" - che ancora ricorda come un "periodo folle, caloroso e meraviglioso". E per il pubblico l'esca con la quale esser tratti nella trappola di sensi di colpa e obblighi sociali che certe convenzioni - anche se molto diverse da quelle cui siamo storicamente abituati - comportano.

Il peccato quanto il peccare possono essere carceri identiche d'altronde, e non a caso la seconda parte - per quanto più articolata - si rivela quella a tratti più convenzionale. Ma lo scavo è evidente, o per lo meno la messa a nudo dell'universalità di certe dinamiche. Che da adulti, gli spettatori non faticheranno a riconoscere, immedesimandosi, ma che solo pochi riusciranno a ribaltare, assumendo il punto di vista dei due piccoli protagonisti: Freja e Vilads.
Condannati a vivere dalla loro età e dal loro fisico, saranno forse gli unici a mantenere spontaneità e sincerità in un contesto destinato all'implosione. Mentre intorno a loro non resta - al regista e a noi - un ricordo, una nostalgia, un sogno di innocenza e di libertà, una utopia costruita ignorando contraddizioni letali. Come forse sono tutte le utopie: affidate alle persone sbagliate; destinate al fallimento.
La Comune, in sala dal 31 Marzo 2016, è distribuito da Bim Distribuzione.