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"La Bella di Mosca"

"La Bella di Mosca"

la bella di mosca

10.05.2001 - Autore: Luca Perotti
La vita in una sperduta cittadina dellUnione Sovietica va stretta ad Irina(Ralitza Baleva) che decide di stabilirsi a Mosca, a casa del nonno. Grazie alla sua intraprendenza e allamicizia con Ksiuscia(Anna Molchanova), una fotografa appartenente allaristocrazia russa, Irina si inserisce nella Mosca che conta, non lesinando di passare da un letto allaltro pur di apportare un mutamento radicale alla sua esistenza. In breve tempo diviene la regina della dolce vita moscovita , consumata allinterno degli sfarzosi palazzi del potere rosso, e lindossatrice ufficiale della più prestigiosa casa di moda di stato. La ragazza inizia una relazione clandestina con lo scrittore Vladimir Serghevic, lideologo ufficiale del Cremlino, che, tuttavia, ha percepito linizio del declino irreversibile del comunismo vecchio stampo. La scoperta del loro rapporto innesca uno scandalo che acuisce le crepe di un sistema di valori allo sbando e la successiva morte di Vladimir apre la strada della persecuzione di Irina da parte del KGB. Un servizio fotografico curato da Ksiuscia e pubblicato sulle riviste internazionali, trasforma la modella nellemblema della Russia che cambia. Ma è una rivalsa solo temporanea, perché, tornata in patria, Irina subisce i colpi del potere occulto guidato dalla moglie di Vladimir. Saranno gli amici-artisti di un tempo a distoglierla da uno stato di prostrazione, coinvolgendola nel progetto di un film sulla lenta agonia del regime, ma la polizia sovietica irrompe sul set per punire i giovani dissidenti.   Il commento E arduo trovare parole sufficientemente pesanti per illustrare la modestia di questa produzione italorussa diretta da Cesare Ferrario. La storia di Irina quale elemento disgregante del collettivo, procede per tutta la prima parte a colpi di amplessi girati al ralenti con effetti estetici raccapriccianti. La regia, tuttavia, è coerente nel rispettare i ritmi e le atmosfere dei film a luce rossa anche quando la messa in scena non lo richiederebbe. La repressione politica ed ideologica perpetuata dalla Nomenklatura è tratteggiata con una meschinità e una supeficialità tra il risibile e loffensivo. Bisognerebbe escludere il ridondantecommento musicale di Rodolfo Matulich, i dialoghi risibili e la recitazione stucchevole per trovare un minimo di interesse nel doppio tradimento che Vladimir attua nei confronti della Russia e della moglie. Ma anche questo aspetto, come il processo sommario subito da Irina, gli insabbiamenti del Kgb, la pacchianeria della Mosca bene, è confezionato in maniera scadente. Con una bontà danimo fuori del comune, si potrebbe perfino salutare la fine del film con un sorriso di benevolenza per un progetto disastroso da ogni punto di vista e dimenticare il tutto senza portar rancore. Ma il finale metacinematografico è il colpo di coda spropositato, uno sconfinamento nel ridicolo dal quale trasuda una superbia intollerabile e uninsolenza estetica che manda su tutte le furie.   In sintesi Tratto dal best-seller di Victor Erofeev, il dramma di una modella che assurge a martire del nuovo corso sovietico.   Il giudizio Indecoroso.
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