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La bambola assassina - La recensione del ritorno di Chucky

È il regista di Polaroid a dare nuova vita al celebre giocattolo, ma resta la nostalgia per l'animo malvagio del film originale

21.06.2019 - Autore: Mattia Pasquini
La rinascita di Chucky offerta dalla nuova versione de La bambola assassina diretto da Lars Klevberg probabilmente era il modo migliore di proseguire una saga che effettivamente aveva esplorato ogni possibile deriva della genia malata portata al cinema per la prima volta nel 1988. Una saga che forse dopo sette film aveva già detto tutto, e non aveva bisogno di ulteriori declinazioni. D'altronde, come abbiamo visto con la saga di Halloween, certi classici in fondo fanno parte del loro tempo, e non serve rimodernarli.

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Parlando di un giocattolo per bambini - veramente gli altri tempi - come Chucky, l'operazione è comunque ben studiata. E gli aggiornamenti intelligenti, anche se finiscono per creare problemi di coerenza. Il passaggio dal soprannaturale a un sottotesto molto moderno e sociale fa sorridere per gli intenti vendicativi che portano alla nascita di questa entità malvagia. Meno sostenibile, semmai, l'aumento delle sue capacità al limite del miracoloso nel prosieguo della vicenda.

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A fronte poi di una originale fase di formazione della coscienza della bambola, che ci offre una interessante riflessione sui cattivi maestri, sbanda a tratti la parte relativa al rapporto con il piccolo Andy e i suoi amici. Al pari della estetica scelta, diseguale e oscillante, volontariamente, ma non sempre con successo.

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L'impressione iniziale è di aver voluto mantenere una sorta di citazionismo formale nei confronti del precedente film, finendo poi per farsi prendere la mano e perdendone il controllo. Per problemi di budget o di ambientazione il contesto raccontato arriva a stonare proprio nel momento clou, trasudando cheap. Peccato, vista la divertita cura nella fotografia e nell'uso dei colori e delle luci, che riesce a rendere il respiro 'vintage' dell'horror cui ci si rifà.



Il risultato finale è sostanzialmente divertente, a patto di superare lo choc principale: la mimica facciale e il look scelto per questo nuovo 'Buddi', la bambola che conoscevamo come 'Tipo Bello', sono piuttosto agghiaccianti. Sicuramente il giudizio risente dell'affetto per il più vissuto assassino dei precedenti film, ma sarà difficile che questa Bambola assassina conquisti nuovi aficionados, tanto quanto sarà difficile convincere i vecchi a non preferire una maratona del già visto. Nella speranza che a nessuno venga voglia di ripartire da questo nuovo incipit.

La bambola assassina è distribuito da Koch Media, Midnight Factory.