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Kings: Halle Berry e Daniel Craig bruciano d'amore nell'inferno di Los Angeles [Recensione dal TFF]

Tanto talento sprecato nel dramma diretto dalla regista di Mustang e presentato al Torino Film Festival

28.11.2017 - Autore: Pierpaolo Festa, nostro inviato a Torino (Nexta)
Los Angeles come Baghdad. Esattamente come le zone più dilaniate dalla guerra e dall'odio in Oriente. Così la vediamo in Kings, dramma che ci porta indietro nel tempo. Esattamente all'epoca del pestaggio di Rodney King da parte dell'LAPD. Nel film diretto da Deniz Gamze Ergüven (già regista di Mustang) - presentato nella sezione Festa Mobile del Torino Film Festival - assistiamo alla discesa della Città degli Angeli all'inferno nei giorni delle rivolte del 1992. 



Sono di grande impatto le sequenze infernali e caotiche in cui vediamo i "Riot" scatenarsi. Il pubblico viene affidato ai volti di Halle Berry - perfetta a scolpire il terrore di una madre sul suo volto - e Daniel Craig - più libero rispetto a Bond, ma non servito a dovere da un personaggio poco credibile. La Berry è una mamma single che ha trasformato la sua casa in un vero e proprio rifugio per piccoli orfani. Nella prima scena la vediamo salutare i suoi otto figli adottivi, spostandosi nelle diverse stanze dell'appartamento in un piano sequenza sorprendente e tenero. Craig è il suo vicino di casa un po' fuori di testa. L'unico bianco del quartiere. Un misantropo che però nasconde un cuore d'oro. E che proteggerà la famiglia della donna durante le rivolte. 
 
Il razzismo esplode e gronda sullo schermo, e finché rimane un film di denuncia, un'opera arrabbiata in grado di trasmettere anche il sapore disgustoso e furioso dell'odio razziale allo spettatore, allora Kings funziona in maniera efficace. A un certo punto la regista cerca la strada della salvezza e lo fa inizialmente in maniera interessante, costruendo tensione erotica in una scena onirica tra i due protagonisti. Un momento che arriva come un colpo di scena e che provoca una risata nello spettatore. Anche per imbarazzo. Una sequenza spiazzante realizzata da una regista che osa. E che poi fa precipitare il film



Poco dopo, infatti, Kings si trasforma nel peggior Crash di Paul Haggis. L'erotismo esce di scena e lascia posto a romanticismo spiccio interrazziale come messaggino di salvezza: l'unica forza emotiva in grado di spegnere le fiamme che avvolgono la Città degli Angeli. Questa overdose di miele fa perdere quota al film. Come Crash di Haggis, anche Kings si affida a intense sequenze sul razzismo, musicate con note lunghe fatte a posta per spingere lo spettatore dentro l'anima dei personaggi.. ma a quel punto i personaggi non sono più interessanti.
 
Il talento c'era. Visivo. Narrativo. Ma non è durato. Delusione è la prima parola a cui si pensa durante i titoli di coda. L'ultima nel momento in cui si smette di pensare al film.

Kings sarà distribuito in Italia da Bim

 

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