"Per trovare l'amore bisogna uscire a cercarlo, bisogna saper cambiare, uscire dal solito tran tran" sono le prime parole - della canzone di testa - che sentiamo in questo Kiki e i segreti del sesso di Paco León. Ma l'invito a godere e a non farsi tarpare le ali dalla troppa cerebralità di questo remake spagnolo dell'australiano The Little Death del 2014 resta invischiato nel concept originario di voler raccontare l'amore attraverso una serie di feticismi e passioni decisamente poco usuali e ricercate.
Encomiabile il tentativo di promuovere l'accettazione delle diversità e l'abbattimento di tabù dovuti a un supposto comune senso del pudore eppure per caratterizzazioni dei personaggi, sviluppo delle situazioni e selezione delle 'filie' la narrazione appare più condizionata dalla volontà di stupire - e, per contrasto, sottolineare la tesi di fondo - che da quella di trovare un equilibrio che non sminuisca i soggetti in gioco.
Alla fine ridotti a macchiette, a maschere di una commedia poco erotica e molto scientifica, che seppure non si conceda alla facile simbologia lasciata presagire dalle immagini iniziali (in cui un rapporto sessuale assume forme quasi animalesche, con palesi giochi e riferimenti) finisce presto con lo stancare. Sono poche infatti le immagini ben riuscite (per esempio quella del pompelmo, per quanto inutilmente e didascalicamente ripetuta), e la conseguenza più comune rischia di esser la tendenza a catalogare le varie 'patologie' (in quanti d'altronde conoscono o usualmente si interfacciano con arpaxofilia, dendrofilia, dacrifilia, somnofilia… a parte il tanto di moda poliamore) per eccezionalità e non per reale empatia o coinvolgimento artistico.
Tanta retorica, monotonia e luoghi comuni insomma nelle cinque storie d'amore raccontate. E se questo, in un certo senso, potrebbe rappresentare un obiettivo raggiunto per un regista in cerca di una dimostrazione della propria tesi, lascia allo spettatore più amaro in bocca che altro. Fatta salva la geniale trovata dell'interazione tra il non udente e il telefono erotico, mediata dal servizio sociale di traduzione video via web.
Kiki & i segreti del sesso, in sala dal 23 giugno, è distribuito da Videa
Encomiabile il tentativo di promuovere l'accettazione delle diversità e l'abbattimento di tabù dovuti a un supposto comune senso del pudore eppure per caratterizzazioni dei personaggi, sviluppo delle situazioni e selezione delle 'filie' la narrazione appare più condizionata dalla volontà di stupire - e, per contrasto, sottolineare la tesi di fondo - che da quella di trovare un equilibrio che non sminuisca i soggetti in gioco.
Alla fine ridotti a macchiette, a maschere di una commedia poco erotica e molto scientifica, che seppure non si conceda alla facile simbologia lasciata presagire dalle immagini iniziali (in cui un rapporto sessuale assume forme quasi animalesche, con palesi giochi e riferimenti) finisce presto con lo stancare. Sono poche infatti le immagini ben riuscite (per esempio quella del pompelmo, per quanto inutilmente e didascalicamente ripetuta), e la conseguenza più comune rischia di esser la tendenza a catalogare le varie 'patologie' (in quanti d'altronde conoscono o usualmente si interfacciano con arpaxofilia, dendrofilia, dacrifilia, somnofilia… a parte il tanto di moda poliamore) per eccezionalità e non per reale empatia o coinvolgimento artistico.
Tanta retorica, monotonia e luoghi comuni insomma nelle cinque storie d'amore raccontate. E se questo, in un certo senso, potrebbe rappresentare un obiettivo raggiunto per un regista in cerca di una dimostrazione della propria tesi, lascia allo spettatore più amaro in bocca che altro. Fatta salva la geniale trovata dell'interazione tra il non udente e il telefono erotico, mediata dal servizio sociale di traduzione video via web.
Kiki & i segreti del sesso, in sala dal 23 giugno, è distribuito da Videa
