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Jim Jarmusch, o lo si ama o lo si odia

"Limits of Control" è appena uscito in Germania, ma l'accoglienza della critica non è delle migliori. Un film troppo criptico e visionario per alcuni, anche se per altri sono proprio questi i punti di forza della pellicola.

The Limits of Control

03.06.2009 - Autore: Andrea D'Addio, nostro corrispondente a Berlino
Dallo scorso giovedì “The Limits of Control” è in programmazione nei cinema tedeschi. Si tratta della prima uscita europea per il nuovo film di Jim Jarmusch, in uscita dai primi di maggio negli States. L’anticonvenzionalità del regista dell’Ohio è generalmente più apprezzata nel vecchio continente che in America, ed ecco quindi che diventa interessante riportare le impressioni della critica tedesca sulla pellicola (girata peraltro quasi esclusivamente in Spagna). E se vi immaginate la solita spaccatura, come sempre capita per Jarmusch non vi sbagliate. O lo si ama o lo si detesta.



I giudizi sono qualitativamente netti (che lo si apprezzi o meno, lo si fa con uguale intensità), divergono invece per quantità. A differenza di “Broken Flowers”, stavolta vincono i detrattori. Secondo Jorg Gerle della prestigiosa rivista Film dienst: “The Limits of control non parla praticamente di nulla. Come tutti i film che ruotano attorno all’incertezza e al dubbio, eserciterà qualche fascino verso chi ha voglia di interpretare il non detto, ma nella sostanza c’è poco da interpretare, si gira intorno a qualcosa che in verità non c’è”.



Dello stesso avviso Tobias Knieb del quotidiano Suddeutsche Zeitung, che si serve di un preambolo ironico per spiegare quanto il film sia criptico e frammentato: “Ci si deve immaginare il proprio cervello diventare, a poco a poco. sempre più vuoto. Prima scompaiono gli appuntamenti e gli obblighi di lavoro, poi i desideri e le ambizioni, infine i pensieri rivolti ai familiari e agli amici finché non scompare anche il passato. Quando tutto è eliminato, ci si deve immaginare di arrivare all’aeroporto di Madrid e partire con un lavoro imprecisato”. Il finale della critica del giornalista bavarese chiarisce che:  “L’obiettivo di Jarmusch rimane più che mai misterioso per lo spettatore”. Thomas Winkler del magazine Fluter afferma che: “Jim Jarmusch ha forse realizzato con The Limits of Control il suo film meno comprensibile. All’inizio lo spettatore segue con entusiasmo l’eroe, interpretato da Isaach De Bankolé in modo meravigliosamente freddo, e ci si rallegra per le tante citazioni di film classici e lavori dello stesso Jarmusch. Il modo con cui il regista continua ad ignorare qualsiasi parvenza di narrazione logica finisce con l’abbandonare lo spettatore a sé stesso, lasciando crescere la confusione tanto che alla fine rimangono due domande: che voleva dire l’artista e, soprattutto, lui stesso lo sapeva?”.



Secondo Matthias Heine, che pubblica la stessa recensione sui due quotidiani Die Welt e Berlin Morgenpost: “Forse la nuova opera dell’americano è costruita come un involucro di solo superficie dietro al quale non si nasconde niente. In ogni caso, non c’è nessuna trama, al massimo un cosmo di segni che esiliano lo spettatore dalla visione. Poche volte le figure ci parlano, qualche volta dicono parole misteriose, altre volte aforismi. Chi pensa che Dead Man sia stato il migliore film di Jarmusch apprezzerà, ma chi già allora ebbe l’opinione di un film simbolo di presunzione intellettuale chiamare un indiano ciccione William Blake, avrà difficoltà”. I suoi lettori, in un sondaggio sul sito internet del Berlin Morgenpost sembrano dargli ragione: il 67% non ha gradito il film reputandolo una delusione, mentre solo il restante 33% lo ha apprezzato.



Un po’ più mite Georg Seesslen che sull’ Epd-Film  scrive: “Film presuntuoso con personaggi presuntuosi. Se c’è una bellezza, non si può seguire, la si apprezza solo se si parte dalla considerazione che il film non significa nulla”, mentre a difendere “The Limits of Control” ci pensa la giornalista Christina Tillman del Tagespiegel: “ Un esperimento di cinema straordinario, opulente e ascetico, semplice e filosofico, laconico e elegiaco, una meditazione dell’estremo oriente con elementi western e road movie. E’ come se Wong Kar-Wai si fosse messo assieme a Aki Kaurismaki con padrini Orson Welles e Wim Wenders padrini”.



Insomma, sembra che stavolta in pochi siano riusciti ad entrare nell’enigmatico mondo di Jarmusch che, in una recente intervista americana, ha così parlato delle cattive recensioni ricevute per  “The Limits of Control”: “Abbiamo provato a realizzare un film che sembrasse un sogno, ed a tante persone piace così. In molti cercano nei miei film qualcosa che in realtà non c’è. Io parlo attraverso i miei lavori, non mi pare giusto spiegarli, né mi faccio condizionare da ciò che gli altri si aspettano da me, anzi leggo sempre prima le critiche negative perché mi interessa prima di tutto la percezione che hanno dei miei film chi è molto lontano dalla mia sensibilità”.

"The Limits of Control" sarà distribuito in Italia entro l'anno dalla Mikado.


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