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J. Edgar - La nostra recensione

Cronaca dell'America in un interno. Eastwood crepuscolare per un biopic mascherato

J. Edgar - Leonardo DiCaprio

05.01.2012 - Autore: Alessandro De Simone
Ciò che già da molti anni sorprende nel cinema di Clint Eastwood è la sua capacità di raccontare una storia mascherandola da qualcos’altro. Una cifra stilistica evidente in "Changeling", che attraverso il dramma di una donna che ha perso il suo bambino spara a zero sulle negligenze, le bugie e le nefandezze del potere, e che troviamo perfettamente specchiata in "J.Edgar".

Recensione J. Edgar, Eastwood dirige DiCaprio sul set

Un biopic travestito, questo è il racconto della vita del fondatore, direttore e padrone del FBI, un soggetto perfetto per portare sullo schermo la solitudine di chi si è dedicato al controllo di un ordine costituito, perdendo di vista ciò che davvero conta nella vita. Eastwood si interessa molto di più al lato umano e melodrammatico della narrazione, piuttosto che a quello squisitamente storico di cui si prende quasi amabilmente gioco. Come sempre l’interesse del regista di Carmel è focalizzato sulle persone, su questo tiranno maniacale dall’anima divisa in tre, tra l’amore per la madre e le sue due, represse, identità sessuali, ambizioso ma consapevole dei suoi limiti, imprigionatosi in una fortezza da cui poteva manovrare tutto e tutti, ma senza mai poter assaporare il vero gusto del potere. E allo stesso modo incapace di sapere cosa volesse dire avere un sentimento sincero e spontaneo.

"J.Edgar" è un’opera tragica, trasposta cinematograficamente con il classicismo che contraddistingue lo stile di Eastwood, tra il melò e l’espressionista, con un lavoro fotografico caratterizzato da tagli di luce dalla grande efficacia narrativa e un decoupage, soprattutto nel raccordo dei diversi piani temporali, dall’ammirevole libertà stilistica per un regista che a ottantuno anni continua a essere uno dei più giovani in circolazione.

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Purtroppo, come già accaduto in "Hereafter", il film soffre di una sceneggiatura che ha qualche battuta d’arresto ma soprattutto degli eccessi narrativi derivanti da una caratterizzazione dei personaggi e delle situazioni a rischio di omologazione. Per fortuna ci pensa Eastwood, capace di fare anche delle scene più rischiose parti integranti del suo lontano e lungo discorso sull’immanenza, la vita e la morte, facendo tornare alla mente, specie nell’elegiaco finale, una delle sue opere più straordinarie, "Mezzanotte nel giardino del Bene e del Male".

Ma stavolta non c’è spazio per la sensualità e l’ironia che caratterizzavano quel capolavoro. "J.Edgar" è la storia di amori non ricambiati tra il protagonista e i suoi più stretti collaboratori, ma più che mai è il racconto di una relazione impossibile tra Hoover e l’America: dopo averla corteggiata, imprigionata, ingannata, corrotta e violentata, Miss Liberty si è vendicata.
Ultima annotazione sull’eccezionale Leonardo DiCaprio, capace di rendere una grande interpretazione anche sotto un pesante ed eccessivo trucco prostetico: Jack del Titanic è affogato molti anni fa, ora abbiamo di fronte un attore come pochi ce ne sono al mondo.

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J.Edgar", in uscita il 4 gennaio, è distribuito da Warner Bros. Italia

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