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Io non ho paura

Tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti, Gabriele Salvatores osserva e racconta il mondo dei bambini attraverso una storia dura e intensa.

Io non ho paura

12.04.2007 - Autore: Francesca Camerino
Regia: Gabriele Salvatores Con: Giuseppe Cristiano, Mattia di Pierro, con la partecipazione di Diego Abatantuono     Aspettavamo un film così intenso da Gabriele Salvatores, da tempo. Un film a misura di bambino. E' piena estate. L'afa è insopportabile. Due bambini corrono su di una distesa giallo-oro, un immenso campo di grano. Hanno un appuntamento e sono in ritardo. Si devono incontrare con gli altri presso la casa abbandonata.   Protagonista è Michele che possiede uno sguardo, scuro, consapevole. E' un bambino come tanti: ama giocare, sa e conosce tutto compresi gli eventi dolorosi. In una giornata come tante decide di andare alla casa abbandonata. Mentre è immerso nei propri giochi scopre un 'buco' nel terreno ricoperto da una lamiera. Incuriosito immediatamente la solleva e scorge qualcuno. Preso dal panico fugge ma non resisterà fino al momento in cui si renderà conto che nella fossa c'è Filippo, un bambino timido e biondo rapito alla sua famiglia e tenuto in ostaggio. Lo aiuterà, gli darà da mangiare e da bere, lo sosterrà, gli farà capire che non è solo e non è morto.   Tratto dall'omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti che è anche autore della sceneggiatura, il film racconta l'amicizia nata per caso tra due bambini e la perdita dell'infanzia. E' il 1978 e ci troviamo in una terra dimenticata tra la Basilicata e la Puglia e gli occhi di Michele narrano una storia. La macchina da presa è sempre a un metro e trenta da terra perché questa è la prospettiva del protagonista. Si osserva rimanendo incantati e si scorgono due mondi, quello bambino e quello adulto, lontani anni luce.   Non puoi ingannare i bambini. Questo i genitori non lo capiscono. I due universi vedono le cose in maniera diversa e non si comprendono. Quando Michele scoprirà che anche il padre è invischiato nel rapimento chiederà spiegazioni ma il genitore non saprà dargli una ragione del suo gesto. L'unica cosa che gli raccomanda è di tenersi lontano dal luogo perché lui che è solo un bambino non può capire. E' per questo che i piccoli protagonisti della vicenda si aiutano: per solidarietà, per la gioia di scoprirsi uguali a qualcun altro, di sapere che c'è 'un angelo custode' accanto che li protegge.   Un ruolo importante nel film lo giocano anche le musiche di Ezio Bosso, concertista di fama internazionale, eseguite dal Quartetto d'Archi di Torino che fanno da sottofondo allo scorrere delle immagini senza essere troppo invasive, oltre alle due canzoni di Mina "Se telefonando", "Parole, parole, parole" e "Lugano addio" di Ivan Graziani.
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