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Intervista a Spielberg e Cruise

Intervista a Spielberg e Cruise

Minority Report

26.09.2002 - Autore: Ludovica Rampoldi
Signor Spielberg, dopo essersi calato nella visione di Kubrick con Intelligenza Artificiale, quanto è rimasto influenzato dal grande regista scomparso? SS: Con A.I. ho realizzato la collaborazione più stimolante e insolita della mia vita: pur essendo un mio eroe, Stanley non cera più. Con Minority Report non ho avuto lossessione di doverlo compiacere. Abbiamo messo una scena, quella delloperazione agli occhi, che è una citazione e un omaggio a Arancia Meccanica. Se Stanley fosse vivo direbbe che gliela abbiamo rubata Comunque oltre a Kubrick, Minority Report risente delle influenze di John Huston e di Hitchcock. Tutti i miei miti ed eroi rivivono nei film che faccio, influenzandoli.   Con A.I. e Minority Report la sua visione del futuro è diventata cupa, pessimista. Anche lei con Kubrick pensa che luomo è un animale estremamente cattivo? S.S: Non credo che Stanley ci credesse sul serio... Io che lho conosciuto e frequentato per 18 anni vi posso assicurare che era, a suo modo, un ottimista. Lui non aveva paura delluomo, ma aveva un terrore estremo della tecnologia, come ha dimostrato in 2001 Odissea nello spazio. Allo stesso modo, io ho fiducia nella natura umana ma ho paura delle macchine. Temo che la tecnologia possa conoscerci più di quanto noi conosciamo lei, temo che possa penetrare nella nostra vita e indurci a comprare, volere, desiderare.   Ci sono delle differenze rispetto al libro di Philip K. Dick. SS: Il racconto di Dick era unottima premessa. Noi abbiamo cambiato alcune cose, soprattutto nel finale, e abbiamo aggiunto la figura del figlio scomparso di Anderton. Avevamo bisogno di trasformare un racconto breve in un romanzo, quindi inevitabilmente dovevamo riempire. Abbiamo cambiato anche i nomi dei precog, chiamandoli Agatha, Arthur e Dashiell, in onore di Agatha Christie, Conan Doyle e Hammett.   Tom Cruise, come sceglie i suoi ruoli e come ha affrontato il personaggio di Anderton? TC: Mi piace cercare e esplorare ruoli sempre diversi che rappresentino una sfida, uno stimolo continuo per la mia carriera. Per quanto riguarda il ruolo di John Anderton, posso dire che ne abbiamo cominciato a discutere con Steven due o tre anni prima di cominciare le riprese. Io avevo appena finito di girare Vanilla Sky. La sceneggiatura di Scott Frank era talmente perfetta che il personaggio di Anderton era vivo, e ho trovato subito una connessione e un legame emotivo con lui.   Che tipo di collaborazione cè stata fra lei e Steven Spielberg? T.C: Sono cresciuto con i suoi film, è il più grande narratore americano. Lho conosciuto la prima volta nel 1983, io avevo appena finito le riprese di Risky Business. Mi disse che avrebbe voluto lavorare con me e io mi riempii di orgoglio, e adesso siamo qui, ventanni dopo. E vi posso dire che non cè nessuna esperienza nella vita che valga lavorare con Steven.