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Indizi di felicità: la nostra recensione del nuovo film di Walter Veltroni

Il nuovo film di Walter Veltroni ha una struttura prevedibile ma grande capacità di trovare le storie giuste 
   

Indizi di felicità - film

Indizi di felicità - film

16.05.2017 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Il veltronismo al cinema significa passione dell’ex sindaco per il racconto documentaristico che ruoti attorno a un tema chiaro fin dall’inizio e possibilmente di indirizzo politico-filosofico. In Indizi di felicità è la felicità, o meglio, il ritorno alla felicità dopo la sofferenza, il buio, l’orrore, a fare da grande collante per una numerosa serie di interviste condotte dal fondatore del Partito democratico.

La struttura del film è identica a quella del precedente I bambini sanno, con Walter Veltroni intervistatore e regista che incontra diverse umanità. Dal sopravvissuto alla Shoah, all’anziana pianista ex staffetta partigiana, al ragazzo africano che sta studiando in Italia per avere un futuro migliore per sé, all'uomo sopravvissuto a un brutto tumore. A tutti Veltroni chiede cosa rappresenti la felicità, in quale momento è arrivata, cosa c’era prima di tanta luce. Il regista domanda e i suoi personaggi rispondono in una struttura che è agile, binaria, ma non per questo forzatamente semplicistica. Infatti nel corso del film emergono storie molto umane, commoventi, ritratti che a volte affondano nella Storia, come il racconto di Sami Modano, o parlano di quotidianità mostrandoci come si possa gioire di un fatto banale nella sua splendida semplicità.

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La retorica, nemmeno a dirlo, è tanta; ma sta più nel punto di vista che nella piega che poi è capace di prendere il racconto. Perché se la domanda di partenza può sembrare solo in parte pregna di una certa enfasi pomposa, alla fine veniamo investiti da una sua declinazione viva e da testimonianze che producono un alto livello di empatia. È piacevole rimanere a guardare questa 'macchia umana' un po’ infelice e un po’ triste.

Certo, il giudizio sul Veltroni regista, che sfrutta le sue amicizie, i suoi contatti, per entrare nel cuore delle persone in modo che la fiducia sia istantanea e il racconto venga fuori fluido, come se davanti a loro non ci fosse in fondo uno sconosciuto completo ma una personalità pubblica, un amico già visto, un confessore meno austero e giudicante, è piuttosto mediocre. Perché tolto l’aspetto documentaristico, non rimane molto altro. Nei pochi momenti, il finale soprattutto, in cui il regista prova a fare qualcosa di vagamente artistico e narrativo, la scena gli si rivolta pericolosamente contro. Forse si poteva pensare a una distribuzione diversa per un prodotto che ha le sue qualità ma che è forse più televisivo che cinematografico, seppur l’uscita di Indizi di felicità sia ristretta a tre sole giornate nelle sale. Alla fine dei conti meglio Walter intervistatore, Walter ex-politico, che Walter autore. Senza dubbio. 
 
Indizi di felicità in uscita il 22, 23, 24 maggio è distribuito da Nexo Digital. 
 
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