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Il viaggio di Arlo – La nostra recensione

Una favola dal respiro meno “umano” è più naturalistico è il nuovo capolavoro annunciato di casa Pixar

Il viaggio di Arlo

25.11.2015 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Dalla Pixar, dopo il capolavoro di Inside Out - situato in uno spazio affascinante ma claustrofobico - come quello che si immaginava potesse occupare la mente umana - arriva Il viaggio di Arlo, un lavoro potente, meno complesso dal punto di vista dei personaggi, che però si apre all’ampiezza e al fascino di ambienti incontaminati e naturali dal profilo quasi fotografico.

La storia, a partire da una ipotetica estinzione dei dinosauri, ha come protagonista un curioso apatosauro, pauroso e insicuro, impegnato in un viaggio ma perso nella natura grandiosa del Creato e costretto ad affrontare un percorso di formazione personale e a - necessariamente confrontarsi con le proprie fragilità.



Con davanti agli occhi una classica trama di avventura, dagli accenni western, nella quale i caratteri principali sono piuttosto semplici, scopriamo Spot, un bambino primitivo pressoché muto per tutta la durata del film. Ma il vero elemento narrativo, il più forte e immaginifico, resta l’ambiente alpino che circonda la storia.

Qui il lavoro del regista Peter Sohn (al suo esordio nel lungometraggio dopo il corto Parzialmente Nuvoloso) trova un proprio respiro e una qualità del disegno. Ottenuta grazie a un lavoro sul background esterno davvero intenso e particolare, realizzato anche attraverso una serie di sopralluoghi nel Nord-Ovest degli Stati Uniti che hanno permesso al team tecnico di ispirarsi a una natura selvaggia, sublime, che ha voce e mani per terrorizzare e abbracciare Arlo. Una qualità che rende quest'opera superiore alla media del film di animazione, e nella quale si ritrovano finalmente la caratteristiche di casa Pixar.

Perché fiumi, montagne, laghi, geyser, sono sia ben collocati sul piano narrativo con una loro funzione drammaturgica, sia appaiono come incredibilmente reali, corposi e vivi. E in questo senso si capisce meglio la scelta di lasciare dinamiche più semplici ai personaggi antropomorfi del film che, tra avventura e crescita personale, mutano e cambiano - senza particolari variazioni emotive - per concentrarsi sul carattere e sulla forza della natura come personaggio a sé stante. Quasi, in questo modo, volendo ridare una voce possente all’inanimato e trascurando invece dinamiche e sentimenti tipicamente umani. Gli splendidi scenari riempiono a questo punto lo schermo, in una favola ambientalista atipica, ma tuttavia decisamente all’altezza dei precedenti lavori autoctoni realizzati dalla rinomata casa di produzione.


Il viaggio di Arlo arriverà nei cinema il 25 novembre, distribuito da The Walt Disney Company Italia
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